Studies in the Scriptures

Tabernacle Shadows

 The PhotoDrama of Creation

 

Studi Sulle Scritture
Serie 6 - La Nuova Creazione

 

 STUDIO 5

L'ORGANIZZAZIONE DELLA NUOVA CREAZIONE

LE "PIETRE VIVENTI" PER IL TEMPIO SPIRITUALE ─ LA NUOVA CREAZIONE NOMINALE CONTRO QUELLA REALE ─ IL "MISTERO DI DIO" E IL "MISTERO DELL'INIQUITÀ" ─ LA GRANDE ORGANIZZAZIONE DELL'ANTICRISTO ─ LE SCRITTUTE DEGNE DI FEDE ─ LIBERTÀ PERMESSA AL MONDO E AI DEVOTI DELLA CHIESA ─ ORDINE SCATURITO DALLA CONFUSIONE ─ "AL TEMPO GIUSTO" ─ "LE CONCLUSIONI DELLE ETÀ" ─ LA VITE PIANTATA DAL PADRE─"I DODICI APOSTOLI DELL'AGNELLO" ─ PAOLO SUCCESSORE DI GIUDA ─ IL NUMERO DEGLI APOSTOLI LIMITATO A DOCICI ─ IL MANDATO APOSTOLICO ─ I CARATTERI FORTI DEGLI APOSTOLI ─ L'APOSTOLO PAOLO "PER NULLA DIETRO" AGLI ALTRI APOSTOLI ─ L'ISPIRAZIONE DEI DODICI ─ SUPERVISIONE DIVINA DEGLI SCRITTI DEGLI APOSTOLI ─ "SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA" ─ ACCORDO DEI VANGELI ─ CHIAVI DELL'AUTORITÀ ─  INFALLIBILITÀ APOSTOLICA ─ OBIEZIONI CONSIDERATE ─ "UNO È IL VOSTRO MAESTRO" ─ LA VERA CHIESA È "IL GREGGE DI DIO" ─ APOSTOLI, PROFETI, EVANGELISTI, MAESTRI ─ L'ORGANIZZAZIONE DA PARTE DEL SIGNORE DELLA NUOVA CREAZIONE ASSOLUTAMENTE COMPLETA ─ EGLI È ANCHE IL SOPRINTENDENTE ─ DONI DELLO SPIRITO CESSATI CON IL CESSARE DEL LORO BISOGNO ─ UNITÀ DELLA "FEDE UNA VOLTA CONSEGNATA AI SANTI" ─ UNITÀ DELLA FORZA, ANTICRISTIANA ─ VESCOVI, ANZIANI, DIACONI ─ VERO SIGNIFICATO DI "PROFETA" ─ L'UMILTÀ ESSENZIALE PER ESSERE UNO DEGLI ANZIANI ─ ALTRE QUALIFICAZIONI NECESSARIE ─ DIACONI, MINISTRI, SERVITORI ─ MAESTRI NELLA CHIESA ─ MOLTI DOVREBBERO ESSERE IN GRADO DI INSEGNARE ─ "FRATELLI, NON SIATE MOLTI A FAR DA MAESTRI" ─ "NON AVETE BISOGNO DI NESSUNO CHE VI INSEGNI" ─ "COLUI CHE VIENE AMMAESTRATO" E "COLUI CHE AMMAESTRA" ─ IL CAMPO D'AZIONE DELLA DONNA NELLA CHIESA─LE DONNE COME COMPAGNE D'OPERA ─ "CHE ELLA SI COPRA."

COME LA Nuova Creazione non raggiungerà la sua perfezione o il suo completamento fino alla Prima Risurrezione, così la sua organizzazione sarà completa solo allora. La figura del tempio illustra ciò: come pietre viventi ora siamo chiamati o invitati a collocarci nel tempio glorioso e, come spiega l'Apostolo (I Piet. 2:5), andiamo da Gesù che, quale rappresentante del Padre, foggia, cesella, ci rende adatti e ci leviga per essere collocati nel Tempio glorioso del futuro, il luogo d'incontro tra Dio e il mondo. Come nel tipico tempio costruito da Salomone ogni pietra nella cava è stata resa ben adatta per [196] essere collocata al proprio posto nell'edificio, così è per noi: tutta la preparazione per diventare adatti si svolge nella vita presente. Come nel tipo ogni pietra sagomata è andata a finire al suo proprio posto senza suono di martello, così nell'antitipo: le pietre viventi, che ora si sottomettono gioiosamente alla preparazione del Signore, saranno organizzate completamente sotto di lui quale chiave di volta quando saranno unite a lui al di là del velo, senza confusione, senza bisogno di sistemazione o preparazione ulteriore.

Tuttavia le Scritture riconoscono un'interezza o un rapporto di queste pietre viventi durante il periodo della loro preparazione. Invero, vanno un passo più in là e riconoscono un'organizzazione temporanea che permette ad ogni membro del Regno futuro di essere compartecipe con il grande Maestro e con il Capomastro nel lavoro preparatorio "di costruzione vicendevole nella santissima fede" assistendosi a vicenda nel sagomare i caratteri d'accordo con le linee del modello: nostro Signore Gesù. Mentre procediamo verso un esame minuzioso delle disposizioni divine per il tempo presente, può essere una sorpresa per molti scoprire quanto libero arbitrio il Signore ha lasciato individualmente a ciascun membro della Nuova Creazione. Quando, però, riconosciamo il fatto che egli sta cercando devoti volenterosi, sacrificatori volenterosi, che sono spinti dall'amore per il Signore e per i principî di giustizia a dare la propria vita per i fratelli e per essere partecipi alla sua opera con lui, allora è chiaro che il piano del Signore di concedere grande libero arbitrio è il miglior piano, quello che mette alla prova nel modo più sicuro possibile la lealtà dei cuori, che sviluppa nel modo più completo possibile il carattere e dimostra la volontà di ciascuno di seguire con gli altri la Legge dell'Amore, facendo agli altri quanto desidererebbe fosse fatto a lui.

Tale libero arbitrio, o libertà relativa, si adatta bene all'obiettivo del Signore nel tempo presente, vale a dire alla scelta del piccolo gregge, al suo perfezionamento nel carattere e al suo insegnamento per renderlo il Sacerdozio Regale del futuro, mentre sarebbe completamente fuori luogo e insufficiente per l'opera di conversione del mondo che si suppone generalmente che stia facendo. È a causa di questa dottrina errata, [197] cioè della supposizione he Dio abbia affidato alla Chiesa il compito di conquistare il mondo e di soggiogare tutte le cose a se stesso durante l'età presente che così tante persone dotate di buon senno si sono stupite della semplicità dell'organizzazione della Chiesa realizzata dal Signore e dagli apostoli. Vedendo, poi, quanto fosse inadeguata tale disposizione per la conversione del mondo, gli uomini si sono messi all'opera per elaborare l'organizzazione, come si può notare nelle varie istituzioni ecclesiastiche della Cristianità. Di esse il Papato, una delle organizzazioni più scaltre e più potenti che si possano immaginare. Anche il sistema Episcopale Metodista è magistrale, ma su un piano più alto; controlla una classe differente. È l'organizzazione intera di questi due grandi sistemi che ha dato loro successo e potere nel "mondo Cristiano". Vedremo man mano che andiamo avanti che queste e tutte le "chiese" umane sono alquanto diverse nella loro organizzazione dalla Chiesa che il Signore ha istituito, che le loro vie non sono le sue vie, come pure i loro piani non sono i suoi piani; poiché come i cieli sono più alti della terra, così le vie e i piani del Signore sono più alti di quelli dell'uomo. (Is. 55:8, 9) Fra breve le persone sincere vedranno che si sono sbagliate di molto per aver abbandonato la semplicità di Cristo e aver cercato di essere più sapienti di Dio nel condurre la sua opera. I risultati mostreranno la sapienza di lui e la follia dell'uomo.

La Nuova Creazione nominale contro quella reale

Come con il popolo tipico tutti erano Israeliti in un senso nominale, ma relativamente pochi "Israeliti veri", così nell'antitipo non dobbiamo essere sorpresi di trovare una Chiesa nominale, come pure una Chiesa reale, una Nuova Creazione nominale come pure una Nuova Creazione reale. Sin dal tempo in cui il Cristianesimo divenne fino ad un certo punto popolare, "le zizzanie", "il mimetismo del grano", hanno infestato il campo di grano, simulando di essere grano genuino. Per quanto possa essere difficile per l'uomo, che non è in grado di leggere i cuori, discernere il vero dal falso, il grano dalle zizzanie, il Signore ci assicura che egli conosce i cuori, che: "Il Signore conosce coloro che sono suoi." Egli, in verità, si aspetta da noi che discerniamo tra le [198] vere pecore e i lupi, travestiti da pecore, e tra la vera vite che porta il vero frutto e le spine e i cardi che potrebbero cercare di farsi passare da membri della Vite vera, e ci dice di farlo. Ma al di là di questo giudizio generale (un esame senza pregiudizi sul carattere generale esteriore), il Signore non permette al suo popolo di andare, dicendo: "Non giudicare nulla prima del tempo." Tra coloro che voi riconoscete come legittimi rami della Vite non cercate di decidere quanto tempo dovrebbe essere loro concesso prima di portar frutti maturi. Dobbiamo lasciare ciò al Padre, al Vignaiuolo, che pota ogni ramo e che alla fine reciderà ogni ramo o membro che "non porterà frutto". Pertanto noi lasciamo al Vignaiuolo la potatura della "Vite", la correzione di ogni membro veramente consacrato della Chiesa di Cristo, lasciando fare a lui la scomunica, riconoscendo che è stato lui a piantare ed anche ad innaffiare e che è stato lui a far sì che ogni ramo della Vite vera germogliasse. Lo spirito della Vite deve essere riconosciuto in qualche misura in ogni ramo o membro e ciascuno deve essere incoraggiato e assistito nella sua crescita. L'amore deve essere la legge tra tutti questi rami; soltanto come la Parola divina viene udita (non un briciolo oltre la sua autorizzazione) ogni ramo ha il diritto di criticare, di rimproverare o altrimenti di potare o di fare alcunché contro un altro ramo. Lo spirito d'amore, invece, deve portare alla misericordia, alla benevolenza, alla tolleranza e alla pazienza fino ai limiti estremi permessi dal grande Vignaioulo; che, come abbiamo già suggerito, sono ampi, senza pregiudizi e ideati per lo sviluppo del carattere in ogni ramo.

Tutto ciò è diverso nelle organizzazioni umane nella misura in cui hanno ignorato o abbandonato la semplicità della disposizione divina. Essi hanno fatto regole arbitrarie riguardo a chi può essere riconosciuto membro o ramo della Vite e chi non può essere ammesso alla piena fratellanza; hanno istituito esazioni finanziarie e varie regole e regolamentazioni che le Scritture non hanno istituito; hanno dettato numerosi credi e confessioni di fede che le Scritture non hanno dettato; hanno prescritto pene per [199] violazioni di tali dettami che le Scritture non hanno imposto ed hanno fatto dei regolamenti riguardo all'abbandono della fratellanza, alla scomunica, ecc. contrari a qualsiasi autorizzazione data alla Vera Chiesa, al Corpo di Cristo, alla Vera Vite, alla Nuova Creazione.

Abbiamo già richiamato l'attenzione sul fatto che la Chiesa di Cristo è chiamata nelle Scritture il "Mistero di Dio"* perché, contrariamente a quanto ci si aspettava, la Chiesa doveva essere il Corpo Messianico che, sotto il suo Capo Unto, Gesù, governerà e benedirà il mondo. Questo mistero, o segreto, ora rivelato ai santi, fu tenuto nascosto dalle età e dagli ordinamenti passati (Efes. 3:3-6) ed è il mistero di Dio che si concluderà ora tra breve, nel compimento della Nuova Creazione, alla chiusura dell'età del Vangelo. Abbiamo richiamato l'attenzione anche sul fatto che le Scritture si riferiscono a Babilonia come a un sistema falso (madre e figlie, chi più e chi meno corrotte, alcune migliori e altre peggiori falsificazioni) e ivi designato il "Mistero dell'Iniquità". Non si deve intendere che stiamo dicendo che i fondatori di questi sistemi falsi li hanno organizzati di proposito ed intenzionalmente con lo scopo di trarre in inganno il popolo di Dio. Piuttosto dobbiamo ricordarci che è a Satana che viene attribuito nelle Scritture l'aver "ingannato il mondo intero" su questo argomento; mutando il male in bene e il bene in male; la luce in tenebra e la tenebra in luce. Satana "opera al presente nei figli della ribellione" (Is. 5:20; Efes. 2:2), proprio come ha offerto la sua cooperazione a nostro Signore Gesù. Gode nel cooperare con tutti i seguaci di Cristo che riesce a sedurre portandoli via dal cammino nelle orme del Maestro. Come ha cercato di persuadere nostro Signore che c'erano modi migliori (modi che comportavano meno sacrificio personale e meno abnegazione di quanto non comportino le vie del Padre) con le quali poteva benedire tutte le famiglie della terra, così egli, durante questa età del Vangelo, è stato intento a persuadere i fratelli veramente consacrati del Signore ad adottare i suoi piani, cioè a non prestare troppa attenzione ai piani e alle regole del Padre. Egli li rende oltremodo assennati: fa sentir loro che essi potrebbero [200] servire il Signore meglio con altri metodi diversi da quelli indicati dalle Scritture. Li fa inorgoglire con sentimenti di zelo e di orgoglio nei confronti dei loro sistemi umani, del lavoro che stanno compiendo e delle organizzazioni cui hanno dato vita. Con il Maestro l'Avversario non ha avuto successo, visto che la sua risposta è stata sempre: "Sta scritto." Ma non così con i suoi seguaci. Molti, molti non danno importanza a ciò che sta scritto;  non danno importanza all'esempio e alle parole del Maestro; non danno importanza alle parole e all'esempio degli apostoli e sono intenti a portar avanti per Dio un piano che essi sperano e credono che egli approvi e di cui sono sicuri che tornerà a vantaggio della sua lode.

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*Vol. I, Cap. v.
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Con quanta meraviglia scopriranno di essersi sbagliati quando, tra breve, vedranno il Regno come Dio l'aveva originariamente ideato e come da allora lo ha concretizzato secondo i suoi propri piani! Allora scopriranno come è meglio fare attenzione alle istruzioni del Signore piuttosto che cercare di insegnare al Signore, come è meglio compiere la sua opera seguendo la sua via invece di lavorare per lui in un modo che egli non riconoscerà. Il successo di questi piani umani, come nel Papato, nel Metodismo e, proporzioni fatte, in altre denominazioni, fa di questi sistemi delle "forti illusioni".

Il Signore non ha interferito con, o non ha ostacolato, la crescita delle "zizzanie" nel campo di grano durante quest'età del Vangelo. Anzi, ha avvisato il suo popolo di aspettarsi che entrambi cresceranno insieme fino al momento del "raccolto" quando egli stesso sarà presente sovrintendendo alla separazione, raccogliendo il grano nel suo granaio (la condizione glorificata) e provvedendo a legare in un fascio le zizzanie per il grande momento dell'afflizione con cui l'età terminerà e che distruggerà costoro in quanto "zizzanie" o imitazioni delle Nuove Creature senza distruggerli in quanto esseri umani. Invero, molte delle "zizzanie" sono rispettabili, morali e "buone persone", per usare questo termine come lo usa il mondo. Così, anche tra tutte le religioni pagane ci sono elementi di bontà, sebbene molti di meno di quanti ve ne siano fra le "zizzanie", che sono stati grandemente benedetti e avvantaggiati sotto tutti i rispetti a motivo del loro [201] stretto contatto con il vero "grano" e del loro discernimento parziale dello spirito del Signore presente in questi ultimi.

Il Mistero dell'Iniquità ("Babilonia", Confusione, Cristianità) l'Apostolo Paolo dichiara che stava già iniziando ad operare tra il popolo del Signore ai suoi giorni; ma la sua azione fu evidentemente solo tenue fino a dopo la morte di Paolo e degli altri apostoli. Mentre gli apostoli rimasero con la Chiesa riuscirono ad additare alcuni dei falsi maestri attraverso i quali l'Avversario cercò in forma privata, personalmente, in segreto, di introdurre eresie condannabili per indebolire la fede ed allontanare i fedeli dalle speranze, dalle promesse e dalle semplicità del Vangelo. (II Piet. 2:1) L'Apostolo Paolo parla anche di alcuni di costoro in termini generici, all'inizio di queste opere di iniquità; nomina, però, di persona alcuni di loro: Imeneo, Fileto, et al., "che per quanto riguarda la verità hanno errato", ecc. "sovvertendo la fede di alcuni". (II Tim. 2:17) Riguardo a questi falsi maestri e ai loro errori, mise di nuovo in guardia la Chiesa mediante gli anziani ad Efeso, indicando specialmente che costoro sarebbero fioriti dopo la sua morte: lupi rapaci i quali non risparmieranno il gregge. (Atti 20:29) Quest'ultima avvertenza è notevolmente in armonia con la predizione di nostro Signore nella parabola (Mat. 13:25, 39) Nostro Signore mostra chiaramente che questi falsi maestri e le loro false dottrine sono le agenzie dell'Avversario che ha seminato le zizzanie tra il grano che egli e gli apostoli hanno piantato. Egli dice: "Mentre gli uomini [i servitori speciali, gli apostoli] dormivano, venne un nemico e seminò delle zizzanie."

Non passò molto tempo da quando gli apostoli si furono addormentati, siamo sicuri, che lo spirito della rivalità sotto la guida dell'Avversario condusse passo per passo all'organizzazione massima del grande sistema dell'Anticristo: il Papato. La sua organizzazione, come abbiamo già visto, * non fu effettuata istantaneamente, ma gradualmente, cominciando ad assumere il suo potere verso il quarto secolo. Il grande Anticristo fiorì con così tanto successo per un certo periodo che tutte le opere [202] storiografiche scritte da quel periodo in poi fino alla "Riforma" hanno ignorato praticamente il diritto di ogni persona e di ogni classe al nome di Cristiano o all'essere considerati ortodossi e fedeli a meno che non appartenessero o appoggiassero in qualche modo questo sistema dell'Anticristo. Ad altri non era permesso di esistere se non privatamente e sotto pena di interdetto, e se c'erano opere storiografiche su di essi, sembra che venissero distrutte; ma, probabilmente, come coloro che oggi camminano nella luce della verità presente, i fedeli di quel tempo erano così irrilevanti in proporzione ai numeri e all'influenza che nessuno avrebbe pensato che fossero degni di essere menzionati in confronto al grande sistema di successo al quale tentavano di opporsi e che così rapidamente salì fino a quel posto influente di potere sia nella sfera temporale che spirituale.

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*Vol. II, Cap. ix.
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Dal tempo della "Riforma" l'Avversario ha mostrato ancora la sua astuzia nell'organizzare ogni nuovo inizio (ogni nuovo sforzo per raggiungere la verità) verso un altro Anticristo; in tal modo siamo giunti oggi ad avere non solo l'originaria “madre delle prostitute” ma le sue molte “figlie”.* Tenuto conto di questi fatti non andremo in cerca di opere storiografiche sulla Vera Chiesa se non di quella che troviamo nel Nuovo Testamento, che è stata evidentemente conservata fino a noi con grande sacralità e purezza nonostante un'interpolazione di circostanza, illustrata in Giov. 21:25 e I Giov. 5:7.

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*Vedere Vol. III, pp. 42, 154, 155.
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Tuttavia richiameremo brevemente l'attenzione su certi fatti che, per noi, non provano soltanto che le Scritture sono state conservate in relativa purezza, ma che attestano anche contemporaneamente che i numerosi sistemi che pretendono di essere stati organizzati dal Signore e dagli apostoli sono completamente diversi da quello che essi hanno organizzato, il cui racconto ci viene dato nel Nuovo Testamento.

(1) Se la Chiesa primitiva fosse stata organizzata secondo la maniera del Papato o di altre denominazioni di oggi, i documenti sarebbero stati piuttosto diversi da ciò che sono. Avremmo avuto dei riferimenti all'installazione dell'apostolato di nostro Signore [203] con grande cerimonia, lui stesso seduto in qualche posto nello stato di Papa, a ricevere gli apostoli rivestiti di vesti scarlatte come cardinali, ecc., ecc.; avremmo avuto leggi e regolamenti severi riguardo al Venerdì, all'astenersi dalla carne,ecc., qualcosa riguardo all'“acqua santa” aspersa sugli apostoli o sulla moltitudine e qualcosa riguardo al fare il segno della croce. Maria, la madre di nostro Signore, non sarebbe stata dimenticata. Ci sarebbe stato dato un racconto della sua affermata miracolosa concezione ed ella sarebbe stata annunciata quale "madre di Dio" e Gesù stesso sarebbe stato rappresentato nell'atto di renderle qualche omaggio speciale e di dare istruzione agli apostoli di avvicinarsi a lui passando attraverso di lei. Sarebbero stati dati dei comandi riguardo alle "candele sacre", quando, come e dove dovrebbero essere state usate; alcune istruzioni rispetto all'invocazione dei santi; qualche istruzione sulla "messa" e su come Pietro, incontrandosi con gli altri discepoli, fu riconosciuto Papa; come si prostrarono davanti a lui e come celebrò la messa per tutti loro, dichiarando che egli aveva il potere di ri-creare Cristo nel pane e di sacrificarlo di nuovo per le trasgressioni personali. Avremmo qualche racconto sulla sepoltura di Stefano; come Pietro e gli altri "consacrarono" una tomba per lui così da poter giacere nel "terreno consacrato" e sul fatto che essi gli posero in mano una "candela sacra" mentre pronunciarono delle preghiere su di lui. Avremmo avuto delle regole e dei regolamenti riguardo ai vari ordini del clero e su come i laici non sono affatto tutti "fratelli" con loro, ma loro subordinati. Avremmo successivamente ordini tra il clero, superiori e inferiori: Reverendo, Reverendissimo, Molto Reverendo; Vescovi, Arcivescovi, Cardinali e Papi; e particolari direttive su come ciascuno e tutti dovrebbero raggiungere le loro posizioni, cercando onore uno dall'altro, e su chi dovrebbe essere il più importante.

Il fatto che tutte queste faccende non siano state neppure minimamente accennate in nessun senso della parola dagli apostoli è evidenza prima facie che i sistemi che affermano o per intero o in parte tali divisioni della Chiesa, tali autorità, tali funzioni, ecc. non sono stati organizzati dagli apostoli o sotto la loro guida, né dal Signore che li [204] ha designati e ha riconosciuto la loro opera. Giovanni 15:16; Atti 1:2; Apoc. 21:14

(2) Prova, inoltre, che la Bibbia non è stata inventata da questi saggi organizzatori; poiché se l'avessero creata loro possiamo stare sicuri che l'avrebbero arricchita abbondantemente di riferimenti come quelli che abbiamo suggerito.

(3) Avendo questa autorità ed evidenza che i sistemi della "madre" e delle numerose "figlie" del tempo presente non sono stati istituiti dal Signore e dagli apostoli, ma sono stati il risultato delle corruzioni dei loro semplici insegnamenti e, quindi, istituzioni puramente umane (tentativi di essere più sapienti di Dio nel compiere l'opera divina) confidiamo di più nella Parola di Dio e prestiamo la più seria attenzione perfino ai particolari più piccoli che essa ci pone davanti, su questo e su tutti gli argomenti.

Durante i seimila anni della storia del mondo fino al tempo presente, Dio ha permesso che l'umanità in genere facesse del suo meglio per risolvere i problemi della vita. L'uomo naturale è stato creato con le qualità mentali che lo hanno portato ad onorare e ad adorare il suo Creatore; queste qualità mentali non sono state annientate completamente dalla caduta: la "depravazione totale" non vale certamente per la razza in generale. Come Dio ha permesso agli uomini di esercitare le altre qualità mentali come è loro piaciuto, così ha permesso loro di esercitare i loro tratti morali e religiosi secondo le loro propensioni. Si può vedere che a parte Israele naturale, Israele spirituale e le influenze che ne sono scaturite per il mondo, Dio ha lasciato il mondo da solo: ha lasciato che facesse del suo meglio per quanto riguarda il proprio sviluppo, ecc. L'uomo nella sua ignoranza e cecità è per lo più caduto preda degli espedienti di Satana e degli angeli caduti, che, mediante varie forme di superstizione, mediante false religioni, magia, ecc. hanno sviato di gran lunga le masse dalla verità. L'Apostolo spiega la situazione dicendo che le cose stanno così perché quando gli uomini conobbero Dio non lo glorificarono come Dio, né furono riconoscenti, ma divennero vani nelle loro fantasie e il loro cuore stolto si oscurò e Dio li lasciò fare, permise loro di prendere la strada che [205] preferivano, perché imparassero certe lezioni connesse alla loro depravazione e manifestassero mediante la degradazione in cui sarebbero caduti l'eccesiva peccaminosità del peccato e la mancanza di saggezza nell'aver ascoltato tutti i consigli eccetto quelli del loro Creatore.

Come abbiamo già visto, il Signore non intende lasciare l'umanità in questa condizione debole e degradata; ma mediante la Nuova Creazione, al tempo giusto, la conoscenza del Signore raggiungerà ciascun membro della famiglia umana, con piena opportunità di arrivare ad una conoscenza della verità e a tutte le benedizioni che sono state assicurate mediante la redenzione. Ma il punto che desideriamo enunciare in modo speciale qui è che, come Dio ha lasciato così le nazioni non cristiane a se stesse, allo stesso modo sta lasciando anche la cosiddetta "Cristianità" a se stessa. Sta permettendo agli uomini che hanno ricevuto una certa luce di rivelazione divina di usarla come piace loro: perché tentino di fare qualcosa per migliorare il piano divino, perché organizzino sistemi umani, ecc. Tutto questo non vuol dire che egli non abbia il potere di intervenire, né che approvi questi vari espedienti e istituzioni dell'umanità e dei devoti della Chiesa che sono contrastanti e, più o meno, dannosi. Queste esperienze costituiranno un'altra lezione, che tra breve condannerà molti quando riconosceranno il grande esito del piano divino e vedranno come Dio è andato avanti regolarmente, portando a compimento i suoi scopi originari, ignorando praticamente i piani e gli espedienti dell'uomo e ottenendo i suoi risultati a volte parzialmente per mezzo di essi e a volte completamente in opposizione ad essi. Proprio così ha fatto alla fine dell'età Ebraica, quando ha permesso a una porzione di quella nazione di portare a compimento il suo piano di persecuzione e crocifissione del Signore e dei suoi apostoli. E come alcuni di essi erano "Israeliti veri", in seguito benedetti, elevati e resi partecipi delle sofferenze di Cristo di modo che possano fra breve essere partecipi anche delle sue glorie, allo stesso modo ora ci sono probabilmente "Israeliti veri" spirituali che, a somiglianza di Paolo, saranno ricuperati dalle insidie dell'Avversario.

Anche un altro punto è degno di nota: il Signore ha un tempo speciale per l'inizio del suo Regno, un tempo speciale, perciò, in cui la sua eletta Nuova Creazione sarà [206] sviluppata e preparata per il suo servizio; e sembra che sia stato parte del suo piano che quella luce speciale risplendesse sull'inizio e sulla fine di questo periodo. L'Apostolo lascia intendere ciò quando si riferisce a noi: "che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi" . (I Cor. 10:11) È stato nel combaciamento dell'età Ebraica e di quella del Vangelo che la Via, la Verità e la Vita si manifestarono dapprima; sono intervenute le "Età Oscure" ed ora nel combaciamento delle età del Vangelo e del Millennio la luce risplende come non ha mai fatto prima, sulle "cose nuove e vecchie". Mentre dobbiamo supporre che a coloro che erano in armonia con il Signore all'inizio dell'età venne data una luce speciale e che costoro ora, al termine dell'età, saranno favoriti dalla luce della Verità Presente affinché siano in tal modo santificati, non dobbiamo pensare che la stessa misura di luce sia stata necessaria per la santificazione durante i secoli intermedi, alcuni dei quali sono noti come "Età Oscure". Non dobbiamo supporre che il Signore abbia mai lasciato se stesso senza testimoni, per quanto possano essere stati ignorati nelle pagine di storia; dobbiamo invece considerare questo ignorare come dovuto alla loro relativa oscurità e al loro non essere in contatto e non gradire i grandi sistemi anticristiani, anche se si può dare il caso che alcuni di loro siano stati in quei sistemi. Così la chiamata del Signore, applicabile adesso, indica chiaramente che dovremmo trovare molti del popolo del Signore dentro il settarismo, confusi e sconcertati da esso, a Babilonia: "Caduta è Babilonia la grande." "Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe." Apoc. 18:2, 4

Avendo dato uno sguardo rapido della Chiesa e della sua storia limitata, veniamo più particolarmente ad un esame della Chiesa come fu istituita all'origine da nostro Signore. Come non c'è che un solo Spirito del Signore, che tutti coloro che sono suoi debbono possedere, così non c'è che un Capo e un centro della Chiesa, nostro Signore Gesù. Dobbiamo ricordare, tuttavia, che in tutta la sua opera il Padre fu riconosciuto liberamente e che secondo quanto egli stesso disse la sua opera fu fatta nel nome del Padre, per autorità del Padre: "Ogni pianta che il Padre mio Celeste non ha piantata, sarà [207] sradicata". (Mat. 15:13) La vera Chiesa, la Nuova Creazione, viene dall'azione del piantare del Padre. Nostro Signore dice: "Sono la vera Vite, voi siete i rami e mio Padre è il Vignaiuolo." Più avanti indica che c'è una "Vite della Terra", una chiesa nominale, una falsa chiesa, che non è stata piantata dal Padre e che sarà sradicata. Il prodotto della Vera Vite è l'Amore ed è prezioso per il Padre; ma il prodotto della Vite della Terra è l'egoismo in varie forme e sarà raccolto alla fine nel grande torchio del castigo di Dio nel grande tempo dell'afflizione con il quale si concluderà questa età. Giovanni 15:1-6; Apoc. 14:19

Ogni studente biblico ha osservato sicuramente che nostro Signore e gli apostoli non hanno riconosciuto nessuna divisione nella Chiesa ed hanno ignorato tutto quanto è scisma, sia di nome che di fatto. Con costoro la Chiesa fu una e indivisibile, come la sua unica fede, il suo unico Signore e il suo unico battesimo. Se ne parlava da questo punto di vista come la Chiesa, la Chiesa di Dio, la Chiesa del Dio Vivente, la Chiesa di Cristo, la Chiesa dei Primogeniti; e gli individui che vi facevano parte erano chiamati "Fratelli", "Discepoli", "Cristiani". Tutti questi nomi si usano indiscriminatamente sia per la Chiesa intera che per i raduni più piccoli, anche di due o tre, per gli individui, a Gerusalemme oppure ad Antiochia o in altre parti. La varietà dei questi nomi e il loro uso generale implica chiaramente che non si doveva intendere nessuno di essi come nome proprio. Erano tutti semplicemene illustrativi del grande fatto che nostro Signore e i suoi apostoli continuamente esponevano, vale a dire che la Chiesa (Ecclesia, corpo, compagnia) dei seguaci del Signore è la sua "eletta": per condividere la sua croce ed imparare lezioni necessarie ora e, fra breve, per essere associata a lui nella sua gloria.

Questa abitudine sarebbe dovuta continuare, ma cambiò durante le Età Oscure. Quando l'errore si sviluppò, ne conseguì lo spirito settario e fecero seguito le designazioni peculiari: Chiesa di Roma, Chiesa Battista, Chiesa Luterana, Chiesa d'Inghilterra, Santa Chiesa Cattolica, Chiesa Wesleyana, Chiesa Cristiana, Chiesa Presbiteriana, ecc. Questi sono contrassegni di carnalità, come indica l'Apostolo Paolo (I [208] Cor. 3:3, 4); e man mano che la Nuova Creazione emerge dalle fitte tenebre che per così tanto tempo hanno ricoperto il mondo viene chiarito ad essa anche questo punto; ed osservando l'errore e la comparsa del male, essa non solo esce dal settarismo, ma si rifiuta di essere conosciuta con questi nomi non scritturistici, mentre spontaneamente risponderà a tutti quelli che sono biblici.

Esaminiamo ora i fondamenti della Chiesa unica che ha stabilito il Signore:

I dodici Apostoli dell'Agnello

L'Apostolo dichiara che nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. (I Cor. 3:11) Su questo fondamento nostro Signore, quale rappresentante del Padre, cominciò ad edificare la sua Chiesa e, facendo così, chiamò dodici apostoli, non per caso, ma di proposito, proprio come le dodici tribù d'Israele non furono dodici per caso, ma in conformità con il piano divino. Non solo il Signore non scelse più di quei dodici apostoli per quella posizione, ma non ha dato mai autorità, da allora, ad altri oltre a questi, escluso il fatto che Giuda, essendosi rivelato non all'altezza di una posizione tra i dodici, decadde dal suo posto e fu succeduto dall'Apostolo Paolo.

Notiamo con che cura il Signore si occupò degli apostoli: la sua attenzione per Pietro, il suo pregare per lui nell'ora della prova e le sue suppliche speciali fatte a lui successivamente perché pascesse le sue pecore e i suoi agnelli. Notiamo anche la sua attenzione verso Tommaso che dubita e la sua buona volontà di dimostrargli per esteso il fatto della sua risurrezione. Dei dodici, non perse nessuno eccetto il figlio della perdizione: la sua deviazione era già nota al Signore ed era stata predetta nelle Scritture. Non possiamo riconoscere la scelta di Mattia riportata negli Atti come la scelta del Signore, in nessun senso del termine. Egli era senza dubbio un brav'uomo, ma fu scelto dagli undici senza autorizzazione. Essi avevano ricevuto istruzione di trattenersi a Gerusalemme e di aspettare il dono dall'alto da parte dello Spirito santo a Pentecoste e fu durante questo periodo di attesa e prima che venisse conferito loro questo potere che, [209] erroneamente, tirarono a sorte e scelsero Mattia perché prendesse il posto di Giuda. Il Signore non li rimproverò per questa ingerenza non pianificata nel suo programma, ma ignorò semplicemente la loro scelta e a suo tempo presentò l'Apostolo Paolo, dichiarando: " Egli è un vaso selezionato per me"; e, di nuovo, abbiamo l'affermazione dell'Apostolo secondo cui egli fu scelto dal grembo di sua madre per essere un servitore speciale; ulteriormente, dichiarò di non essere in nulla da meno dei sommi apostoli. Gal. 1:15; II Cor. 11:5

Da ciò si vedrà che non siamo affatto d'accordo con i punti di vista del Papato, della Chiesa Episcopale Protestante, della Chiesa Cattolica-Apostolica e dei Mormoni, i quali affermano tutti che il numero degli apostoli non fu limitato a dodici e che ci sono stati successori, a partire dai loro tempi, che hanno parlato e scritto con pari autorità di quella dei dodici originali. Noi neghiamo ciò e come prova notiamo come il Signore in modo particolare scelse quei dodici richiamando alla mente il risalto dato al numero dodici nelle cose sacre che hanno a che fare con questa elezione; e oltrepassiamo ogni limite se dirigiamo la nostra attenzione al quadro simbolico della Chiesa glorificata che ci viene offerto nell'Apocalisse 21. Lì la Nuova Gerusalemme, simbolo del governo del Nuovo Millennio, la Chiesa, la Sposa unita al suo Signore, è delineata molto chiaramente. In quel quadro viene fatta più distintamente l'affermazione secondo cui i dodici fondamenti della Città erano preziosi e secondo cui nei dodici fondamenti c'erano i nomi scritti dei "dodici apostoli dell'Agnello": né più né meno. Quale prova migliore potremmo avere che non ci sono mai stati più di dodici di questi apostoli dell'Agnello e che tutti gli altri, come suggerisce l'Apostolo Paolo, erano "falsi apostoli"? II Cor. 11:13

Né possiamo immaginare alcun bisogno di avere più apostoli; poiché li abbiamo ancora con noi quei dodici (la loro testimonianza e il frutto delle loro fatiche) in una forma molto più comoda di quella che avevano coloro che erano personalmente con essi durante il loro ministero. I documenti del loro ministero li abbiamo con noi; i loro resoconti delle parole del Signore, dei miracoli, ecc. I loro discorsi sui vari temi della [210] dottrina Cristiana nelle loro epistole sono nelle nostre mani oggi in maniera molto soddisfacente. Queste cose sono "sufficienti", come spiega l'Apostolo "che l'uomo di Dio sia appieno fornito". Spiegando ulteriormente l'argomento l'Apostolo dichiara: "Non mi sono tratto indietro dall'annunziarvi tutto il consiglio di Dio." Di cos'altro c'è bisogno? II Tim. 3:17; Atti 20:27

Immediatamente dopo i suoi quaranta giorni di meditazione e di prova da parte dell'Avversario nel deserto e dopo essersi deciso sul corso giusto da seguire, nostro Signore cominciò a predicare il Vangelo della venuta del Regno e ad invitare seguaci, che furono chiamati discepoli. È stato da questi discepoli che egli scelse alla fine i dodici. (Luca 6:13-16) Essi erano tutti di quelle che verrebbero chiamate condizioni di vita più umili, diversi di loro pescatori e si dice di loro senza biasimo che i governanti "avevano capito che erano popolani senza istruzione". (Atti 4:13) Sembra che i dodici furono chiamati tra i "discepoli" o i seguaci generici che sposarono la causa del Signore e lo riconobbero senza lasciare i loro mestieri quotidiani. I dodici furono invitati a diventare soci nel ministero del Vangelo e i documenti parlano del fatto che essi abbandonarono tutto per seguire lui. (Mat. 4:17-22; Mar. 1:16-20; 3:13-19; Luca 5:9-11) I "settanta" ai quali fu dato il mandato più tardi non furono mai riconosciuti come apostoli. Luca ci dà un racconto particolare della scelta dei dodici informandoci che proprio prima di questo evento nostro Signore si ritirò su un monte a pregare: evidentemente per chiedere consiglio al Padre rispetto alla sua opera e coloro che avrebbero dovuto collaborare con lui in essa. Continuò a pregare tutta la notte e quando si fece giorno chiamò a sé i suoi discepoli (in greco: mathetes ovvero studenti o alunni); e fra questi scelse dodici, che chiamò anche apostoli (in greco: apostolos ovvero coloro che sono inviati). In tal modo i dodici furono contrassegnati come separati e distinti tra i discepoli. Luca 6:12, 13, 17

Gli altri discepoli non scelti in tal maniera per l'apostolato erano anche diletti del Signore e senza dubbio furono in completo accordo con la nomina dei dodici, riconoscendo che tale nomina avenne per l'interesse dell'opera in generale. Non è [211] dichiarato su che basi il Signore fece la sua scelta; ma abbiamo il documento della sua stessa preghiera per dire che: "Erano tuoi e tu li hai dati a me"; ed ancora: "Di coloro che mi hai dato, non ho perso nessuno tranne il figlio della perdizione" (Giuda). In che senso o in che grado il Padre fece la scelta dei dodici non importa nulla a noi. Senza dubbio un requisito che possedevano era l'umiltà; e, senza dubbio, le loro umili occupazioni ed esperienze di vita precedenti erano state tali da tendere a renderli non soltanto umili ma anche a portarli ad avere una forza di carattere, una determinazione, una perseveranza, ecc. ad un livello al quale altre attività non sarebbero riuscite a portarli in ugual misura. Veniamo informati del fatto che la selezione dei dodici al tempo in cui ebbe luogo, invece di aspettare Pentecoste (la data di nascita della Chiesa), avvenne, in larga misura, allo scopo di permettere a questi dodici di stare insieme al Signore in modo speciale, di vedere le sue opere, di ascoltare il suo messaggio, cosí che potessero essere al tempo opportuno testimoni per dichiarare a noi e a tutto il popolo di Dio di prima mano le magnifiche opere di Dio e le magnifiche parole di vita manifestate attraverso Gesù. Luca 24:44-48; Atti 10:39-42

Il mandato apostolico

Non c'è in alcun luogo il minimo suggerimento fatto agli apostoli o connesso ad essi, circa il fatto che essi avrebbero dovuto essere signori con il dominio sull'eredità di Dio; che essi si sarebbero dovuti considerare diversi dagli altri credenti, esenti dai dettami della legge divina oppure favoriti in special modo oppure sicuri rispetto alla loro eredità eterna. Essi dovevano ricordarsi continuamente che "tutti voi siete fratelli" e che "uno solo è il vostro Maestro, Cristo". Essi si dovevano ricordare sempre che era necessario che rendessero sicure la loro vocazione ed elezione; che se non fossero stati ubbidienti alla Legge dell'Amore e non fossero stati umili, come piccoli bambini, non sarebbero entrati nel "Regno" in alcun modo. Non furono dati loro titoli né istruzioni riguardo a uniformi speciali da indossare o a un aspetto particolare da assumere, ma semplicemente [212] fu data loro istruzione che in tutte le cose avrebbero dovuto essere esempi per il gregge; che altri vedendo le loro opere buone avrebbero dovuto glorificare il Padre; che altri camminando nelle loro orme avrebbero dovuto camminare anche nelle orme del leader ed infine raggiungere la stessa gloria, lo stesso onore e la stessa immortalità: essere partecipi della stessa natura divina, membri della stessa Nuova Creazione.

Il loro era un mandato di servizio: dovevano servirsi a vicenda, servire il Signore e dare la propria vita per i fratelli. Questi servizi dovevano essere resi specialmente in connessione con la promulgazione del Vangelo. Erano partecipanti della pre-unzione che era già avvenuta sul loro Maestro: la stessa unzione che concerne tutti coloro che appartengono alla Nuova Creazione, tutti coloro che appartengono al Sacerdozio Regale e che è descritta dal profeta con le parole: "Lo Spirito del Signore è su di me perché mi ha unto per recare una buona novella agli umili, ... per fasciare quelli che hanno il cuore rotto", ecc. Is. 61:1, 2; Luca 4:17-21; Mat. 10:5-8; Mar. 3:14, 15; Luca 10:1-17

Sebbene questa unzione non sia avvenuta direttamente su di loro fino a Pentecoste, ne avevano avuto in precedenza un'esperienza preliminare in quanto il Signore conferì loro una parte del potere del suo santo Spirito, ecc. quando li inviò a predicare. Ma anche in ciò fu tolta loro un'opportunità speciale di inorgoglirsi allorché più tardi nostro Signore inviò altri settanta a compiere un'opera simile e similmente dette loro potere di fare miracoli nel suo nome. L'opera reale degli apostoli non cominciò, quindi, nel vero senso del termine finché essi non ebbero ricevuto lo Spirito santo a Pentecoste. Lí fu conferita loro una manifestazione speciale del potere divino, non solo lo Spirito santo e i doni dello Spirito, ma anche, e specialmente, il potere di concedere ad altri questi doni. Da allora, mediante questo potere nominato per ultimo si distinsero da tutti gli altri della Chiesa. Altri credenti furono annoverati come membri del corpo unto di Cristo, resi partecipi del suo Spirito e generati da quello Spirito alla novità di vita, ecc.; ma nessuno poté avere un dono o una manifestazione speciale se non conferito attraverso questi apostoli. Tuttavia questi doni di miracoli, di lingue, di interpretazioni di lingue, [213] ecc., dobbiamo tenerlo presente, non hanno ostacolato né hanno preso il posto in alcun modo dei frutti dello Spirito santo che dovevano essere coltivati e sviluppati da ciascun fedele attraverso l'obbedienza alle istruzioni divine, man mano che ciascuno cresceva in grazia, conoscenza e amore. Il conferimento di questi doni, che un uomo può ricevere e nonostante i quali può risultare come un rame risonante, un cembalo squillante, contrassegnò nondimeno gli apostoli come i servitori speciali o i rappresentanti speciali del Signore nell'opera di fondazione della Chiesa. I Cor. 12:7-10; 13:1-3

Nostro Signore nello scegliere questi apostoli e nell'istruirli, aveva davanti ai suoi occhi la benedizione e l'istruzione di tutti i suoi seguaci fino alla fine dell'età. Ciò è evidente da questa preghiera alla chiusura del suo ministero, in cui, riferendosi ai discepoli, disse: "Io ho manifestato il tuo nome agli uomini [apostoli] che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua Parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che tu m'hai date, vengon da te. Poiché le parole [dottrine] che tu mi hai date le ho date a loro ed essi le hanno ricevute, ... Io prego per loro: non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dato; poiché son tuoi. ...Né prego soltanto per questi [apostoli] , ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola [l'intera Chiesa del Vangelo]: che siano tutti uno [nello scopo, nell'amore], come tu, Padre, sei in me e io in te, che anch'essi siano uno in noi; [poi mostrando lo scopo principale di questa elezione, sia degli apostoli che dell'intera Nuova Creazione, aggiunse:]che il mondo [amato da Dio mentre era peccatore e redento dal sangue prezioso] creda che tu mi hai mandato" a redimerlo e restaurarlo. Giovanni 17:6-9, 20, 21

Gli apostoli, sebbene persone non istruite, erano evidentemente dei caratteri forti e sotto l'insegnamento del Signore la loro mancanza di sapienza terrena e di istruzione fu più che controbilanciata nello "spirito di una mente sana". Non è strano, pertanto, che [214] questi uomini fossero uniformemente riconosciuti dalla Chiesa primitiva come guide nella via del Signore (specialmente istruttori designati) "colonne della Chiesa", accanto al Signore stesso in fatto di autorità. In vari modi il Signore li preparò per questa posizione:

Essi erano con lui in continuazione e pertanto potevano essere testimoni riguardo a tutti gli affari del suo ministero, del suo insegnamento, dei suoi miracoli, delle sue preghiere, della sua compassione, della sua santità, della sua abnegazione fino alla morte ed infine testimoni della sua risurrezione. Non solo la Chiesa primitiva aveva bisogno di tutte queste testimonianza, ma tutti coloro che sono stati chiamati dal Signore da allora ed hanno accettato la sua chiamata alla Nuova Creazione (tutti coloro che sono fuggiti in cerca di rifugio e hanno fiducia nelle speranze gloriose imperniate nel suo carattere, nella sua morte sacrificale, nella sua somma esaltazione e nel piano di Dio che deve compiere) avevano bisogno proprio di tale testimonianza personale riguardo a tutte queste questioni, con lo scopo di poter avere una fede forte, una consolazione forte.

Altri settanta discepoli furono inviati più tardi, dal Signore, a proclamare la sua presenza e il raccolto dell'età Ebraica, ma la loro opera fu in molti rispetti diversa da quella dei dodici. In verità sembrava che il Signore in tutti i modi distinguesse gli apostoli in maniera così speciale che noi, con la Chiesa intera, potessimo avere piena fiducia in loro. Solo costoro furono partecipi insieme a lui dell'ultima Pasqua Ebraica e dell'istituzione del nuovo memoriale della sua stessa morte; solo questi furono con lui nel Getsemani; fu anche a questi che egli si rivelò in modo speciale dopo la risurrezione; e furono questi ad essere usati in modo speciale come portavoce dello Spirito santo il Giorno della Pentecoste. Gli undici erano "uomini di Galilea"; come alcuni che li avevano uditi dissero: Non sono tutti questi Galilei?" Atti 2:7; Luca 24:48-51; Mat. 28:16-19

Sebbene, come mostrano i documenti, nostro Signore si sia rivelato dopo la risurrezione a circa cinquecento fratelli, nondimeno gli apostoli ricevettero un trattamento speciale e furono destinati ad essere gli specifici "testimoni di tutte le cose ch'egli ha fatte nel paese dei Giudei e a Gerusalemme; ed essi l'hanno ucciso appendendolo ad un [215] legno: esso ha Iddio risuscitato il terzo giorno. ...Ed egli ci ha comandato di predicare al popolo", ecc. Atti 10:39-45; 13:31; I Cor. 15:3-8

L'Apostolo Paolo, sebbene non direttamente un testimone nella stessa misura degli undici, fu, nondimeno, fatto testimone della risurrezione di nostro Signore in quanto gli fu concesso un rapido sguardo successivo della sua presenza gloriosa, come egli stesso illustra la cosa: "Ultimo di tutti fu visto anche da me, come all'aborto [prima del tempo]." (I Cor. 15:8, 9) L'Apostolo Paolo non aveva il diritto di vedere il Signore nella gloria prima del resto della Chiesa al suo Secondo Avvento, quando tutti i suoi fedeli saranno mutati e resi uguali a lui e lo vedranno così com'è; ma affinché l'Apostolo possa essere un testimone gli fu concesso questo rapido sguardo e gli furono concesse inoltre visioni e rivelazioni più che a tutti gli altri. Pertanto egli fu, forse, ben ricompensato per la sua previa mancanza di contatto personale con il Maestro. Né le sue esperienze speciali furono puramente per suo vantaggio personale; ma principalmente, possiamo presumere, per il vantaggio della Chiesa intera. Certo è che le esperienze, le visioni, le rivelazioni peculiari, ecc. concesse all'Apostolo che prese il posto di Giuda, hanno aiutato di più che quelle di qualsiasi altro apostolo.

Le sue esperienze non gli hanno permesso soltanto di conoscere ed apprezzare "le cose profonde di Dio" (perfino alcune cose che non è lecito proferire (II Cor. 12:4), ma l'illuminazione che esse hanno dato alla mente dell'Apostolo è stata anche riflessa, attraverso i suoi scritti, sulla Chiesa dai suoi giorni fino al tempo presente.

È stato perché l'Apostolo Paolo ha avuto quelle visioni e rivelazioni che gli fu possibile afferrare la situazione e rendersi conto del nuovo ordinamento e riconoscere le lunghezze, le ampiezze, le altezze e le profondità del carattere e del piano divino in modo così chiaro ed è stato perché si è reso conto egli stesso di queste cose chiaramente che fu idoneo ad affermarle nei suoi insegnamenti e nelle sue epistole in modo tale da conferire benedizioni sulla famiglia della fede giù lungo tutta l'età. In verità, anche oggi, la Chiesa si potrebbe permettere di più di perdere le testimonianze di qualsiasi altro o di tutti gli [216] altri apostoli piuttosto che la testimonianza di questo solo. Ciò nonostante, siamo contenti di avere la testimonianza completa, contenti di poterla apprezzare tutta, come pure di poter apprezzare i caratteri nobili di tutti e dodici. Prendete nota della testimonianza che denota il suo apostolato: prima di tutto, le parole del Signore: "Israeliti veri" Egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ai re e ai figliuoli di Israele." (Atti 9:15) La dichiarazione stessa dell'Apostolo è: "Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunziato non è secondo l'uomo; poiché io stesso non l'ho ricevuto, né l'ho imparato da alcun uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo" (Gal. 1:11, 12); ed ancora dichiara: "Colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo della circoncisione [gli Ebrei], aveva anche operato in me per farmi apostolo dei Gentili." (Gal. 2:8) Non solo il suo zelo per il Signore e i fratelli e la sua volontà di dare la vita per i fratelli (spendendo tempo ed energie per le loro benedizioni) sono testimoni del suo essere degno di venire considerato di rango uguale a quello di qualsiasi apostolo, ma quando il suo rapporto apostolico con la Chiesa fu messo in dubbio da qualcuno, egli francamente indicò ciò e la benedizione del Signore connessa alle sue rivelazioni e ai suoi ministeri, ecc., come prove che egli non è stato "in nulla da meno" degli altri. I Cor. 9:1; II Cor. 11:5, 23; 12:1-7, 12; Gal. 2:8; 3:5

Non era l'intenzione del Signore che gli apostoli dovessero compiere l'opera semplicemente fra gli Ebrei; i documenti si esprimono proprio in senso opposto. Egli istruì gli undici dicendo che la sua opera e il loro messaggio erano, in fondo, per tutto il popolo; ma che comunque si dovevano trattenere a Gerusalemme finché non fosse conferito loro il potere e che dovevano cominciare lì la loro testimonianza. Le parole di nostro Signore furono: "Voi riceverete potenza quando lo Spirito santo verrà sopra di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria e fino all'estremità della terra." (Atti 1:8) Questa testimonianza continuò non soltanto durante la vita degli apostoli, ma continua ancora. Essi stanno ancora predicando a noi, stanno ancora istruendo i fedeli, ancora incoraggiando, ancora ammonendo, ancora rimproverando. La loro morte non ha fermato il loro ministero. Essi parlano ancora, testimoniano ancora, sono ancora portavoce del Signore presso i suoi fedeli. [217]

L'ispirazione degli apostoli

È bene che abbiamo fiducia negli apostoli come testimoni fedeli, o storiografi, e che notiamo che la loro testimonianza porti il timbro dell'onestà, nel senso che essi non hanno cercato ricchezza né gloria fra gli uomini, ma hanno sacrificato tutti gli interessi terreni nel loro zelo per il Maestro risorto e glorificato. La loro testimonianza sarebbe inestimabile se non avesse nessun altro peso che questo; ma troviamo che le Scritture ci insegnano che essi furono impiegati dal Signore come suoi agenti ispirati e che essi furono guidati in modo speciale da lui riguardo alla testimonianza, alle dottrine, ai costumi, ecc. che avrebbero stabilito nella Chiesa. Portarono la loro testimonianza non solo per le cose che avevano udito e visto, ma anche per le istruzioni che avevano ricevuto attraverso lo Spirito santo; così essi furono fedeli amministratori. "Così ci stimi ognuno come ... degli amministratori dei misteri di Dio" disse Paolo (I Cor. 4:1). Lo stesso pensiero fu espresso da nostro Signore quando disse riguardo ai dodici: "Vi farò pescatori di uomini" e di nuovo: "Pasci le mie pecore", "Pasci i miei agnelli."  L'Apostolo dice anche: "Il mistero [le verità profonde del Vangelo che concernono la somma vocazione della Nuova Creazione: il Cristo] celato in altre età, è rivelato ora ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo Spirito. L'oggetto di questa rivelazione si spiega così: "Manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero [in che termini si possa ottenere la partecipazione in questa Nuova Creazione] che è stato fin dalle età più remote nascosto in Dio." (Efes. 3:3-11) Di nuovo, nel descrivere come la Chiesa deve essere edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, con Gesù Cristo stesso che è la pietra angolare principale, l'Apostolo dichiara: "Per questa ragione [per l'edificazione della Chiesa, tempio di Dio], io, Paolo, [sono] il carcerato di Cristo Gesù per voi, o Gentili." Efes. 2:20, 22; 3:1

Il Consolatore fu promesso per "insegnarvi ogni cosa e per rammentarvi tutto quello che vi ho detto"; "e vi annunzierà le cose a venire." (Giovanni 14:26; 16:13) In certa misura, senza dubbio, ciò è applicabile alla Chiesa intera, ma fu applicabile [218] principalmente agli apostoli; ed in verità opera ancora nei confronti del resto della Chiesa attraverso gli apostoli: le loro parole sono ancora i canali attraverso cui lo Spirito santo ci insegna cose sia nuove che antiche. In armonia con questa promessa si può capire che l'ispirazione apostolica sia stata di carattere triplice. (1) Rinfrescare la memoria permettendo loro di ricordare e ripetere gli insegnamenti personali del Signore. (2) Guida nel riconoscimento della verità che concerne il piano divino delle età. (3) Rivelazioni speciali di cose future: le cose di cui nostro Signore dichiarò: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma non sono per ora alla vostra portata." Giovanni 16:12

Non dobbiamo supporre che il rinfrescare la memoria degli apostoli implicava un dettato dell'esatta fraseologia o dell'ordine esatto delle parole di nostro Signore. Né gli scritti apostolici offrono evidenza di un tale dettato. La promessa del Signore, tuttavia, è in se stessa una garanzia della correttezza delle loro affermazioni. In ciacuno dei quattro Vangeli abbiamo una storia dell'inizio della vita e del ministero del Signore; eppure in ciascuno si manifesta l'individualità dello scrittore. Ciascuno nel suo stile particolare registra quei soggetti che sembrano a lui più importanti; e sotto la supervisione del Signore questi vari racconti forniscono nell'insieme una storia completa come è necessario per il consolidamento della fede della Chiesa, dell'identità di Gesù come il Messia dei profeti, del compimento delle profezie su di lui, dei fatti della sua vita e dei suoi insegnamenti. Se l'ispirazione fosse stata verbale (un dettato parola per parola), non ci sarebbe stato bisogno di parecchi uomini per dare una nuova formulazione alla narrativa; ma è degno di nota che mentre ciascuno scrittore ha esercitato la sua libertà d'espressione individuale ed ha fatto la sua scelta personale degli eventi più importanti e più degni di essere annotati, il Signore mediante il suo Spirito santo ha supervisionato la faccenda in modo tale che nulla di importante venisse omesso; tutto il necessario è stato registrato: "perché l'uomo di Dio possa essere perfetto, provvisto di tutto". È interessante notare che il resoconto dell'Apostolo Giovanni fa da supplemento agli altri [219] tre: Matteo, Marco e Luca, e che egli discorre principalmente sulle circostanze e sugli avvenimenti di importanza omessi dagli altri.

Il progetto del Signore secondo cui avrebbe guidato gli apostoli mediante lo Spirito santo e, per mezzo di loro la Nuova Creazione, "alla verità", implica che la guida sarebbe stata una guida generale piuttosto che una guida personale e individuale a tutta la verità: che ciò sia avvenuto in questa maniera è attestato dai documenti. Sebbene gli apostoli, con l'eccezione di Paolo, fossero uomini semplici e non istruiti, le loro esposizioni scritturistiche sono nondimento molto straordinarie. Essi furono capaci di "confondere la sapienza dei sapienti" teologi dei loro giorni e continuano a farlo da allora. Per quanto eloquente sia l'errore, non può resistere davanti alla logica delle loro deduzioni tratte dalla Legge, dai Profeti e dagli insegnamenti del Signore. I Dottori della Legge Ebrei lo osservarono e, come si legge: "riconoscevano che erano stati con Gesù", cioè che avevano imparato la sua dottrina e avevano copiato il suo spirito. Atti 4:5, 6, 13

Le epistole apostoliche consistono di tali argomenti logici basati sugli scritti ispirati del Vecchio Testamento e sulle parole del Signore; e tutti coloro che, durante tutta questa età del Vangelo, sono stati partecipi dello stesso spirito seguendo le linee di ragionamento che il Signore attraverso i suoi portavoce ha posto di fronte a noi, sono guidati verso le stesse conclusioni veritiere; così affinché la nostra fede sia fondata non sulla sapienza degli uomini ma sulla potenza di Dio. (I Cor. 2:4, 5) Nondimeno, in questi insegnamenti , come pure nelle loro presentazioni storiche, non abbiamo nessuna evidenza di un dettato parola per parola, nessuna evidenza che essi fossero semplicemente degli amanuensi del Signore, che parlavano e scrivevano in modo meccanico come fecero i profeti dei tempi antichi. (II Piet. 1:21) Piuttosto, la visione acuta degli apostoli fu un'illuminazione della mente che permise loro di vedere e capire gli scopi divini e in tal modo di affermarli chiaramente; proprio come tutto il popolo del Signore da allora, seguendo la loro guida, è stato reso capace di crescere nella grazia e nella conoscenza e nell'amore, ed è stato reso capace di "abbracciare con tutti i [220] santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l'altezza; e di conoscere l'amore di Cristo, che sorpassa [tutta] la conoscenza [umana]". Efes. 3:18, 19

Nondimeno, siamo completamente giustificati nel credere che gli altri loro insegnamenti come pure i loro racconti storici, furono così supervisionati dal Signore che furono evitate parole improprie e che la verità fu espressa in tale forma da costituire "carne nella dovuta stagione" per la famiglia della fede dai loro giorni fino al tempo presente. Questa supervisione divina degli apostoli fu indicata in anticipo dalle parole del Signore: "Tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte nel cielo." (Mat. 18:18) Capiamo ciò non nel senso che il Signore avrebbe abbandonato la sua prerogativa e sarebbe diventato obbediente ai dettami degli apostoli, ma nel senso che essi sarebbero stati così custoditi, così guidati dallo Spirito santo, che le loro decisioni nella Chiesa riguardo a quali cose dovevano essere considerate obbligatorie e quali cose dovevano essere considerate opzionali, sarebbero state decisioni giuste; e che la Chiesa in generale, pertanto, avrebbe saputo che tutte le questioni erano state risolte, sistemate, che le conclusioni alle quali si era arrivati erano la decisione del Signore come pure quella degli apostoli.

Su questa pietra costruirò la mia Chiesa

È stato in completo accordo con ciò che, dopo che l'Apostolo Pietro ebbe dato testimonianza del fatto che nostro Signore era il Messia, "Gesù rispose dicendogli: Benedetto sei tu, Simone Barjona, poiché non te l'hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che Tu sei Pietro [petros: una pietra, un roccia] e su questa roccia [petra: una masso di roccia, la grande roccia fondamentale della verità, che tu hai appena espresso] io edificherò la mia Chiesa." Il Signore stesso è il costruttore, come si dichiara pure che egli stesso è il fondamento: "Nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù." (I Cor. 3:11) Egli è la grande Roccia e pertanto la confessione di Pietro su di lui in quanto tale fu una testimonianza resa alla [221] roccia, una dichiarazione dei principî della fondazione che sottostanno al piano divino. L'Apostolo Pietro capì così questo argomento e così espresse ciò che aveva compreso. (I Piet. 2:5, 6) Egli dichiarò che tutti i credenti veramente consacrati erano "pietre viventi" che si accostano alla grande Roccia del piano divino, Gesù Cristo, per essere edificate come un tempio santo di Dio mediante l'unione con lui: il fondamento. Pietro, pertanto, ripudiò ogni aspirazione ad essere egli stesso la pietra fondamentale e si considerò giustamente della stessa classe di tutte le altre "pietre viventi" (Gr. lithos) della Chiesa, sebbene petros, roccia, significhi una pietra più grande di lithos e tutti gli apostoli come pietre "fondamentali" abbiano nel piano e nell'ordine divino un'importanza maggiore di quella dei loro fratelli. Apoc. 21:14

Chiavi dell'autorità

Facendo la stessa connessione il Signore disse a Pietro: "Ti darò le chiavi del regno dei cieli e qualunque cosa legherai sulla terra sarà legato nel cielo", ecc. Così la stessa autorità data agli apostoli nel loro insieme fu espressa specificamente a Pietro, con il privilegio o l'onore ulteriori delle chiavi: il potere o l'autorità di aprire. Ricordiamo come l'Aposto Pietro usò le chiavi del Regno e compì l'opera di apertura del nuovo ordinamento, prima, per gli Ebrei a Pentecoste, e, poi, per i Gentili a casa di Cornelio. Il giorno di Pentecoste, quando lo Spirito santo fu effuso, leggiamo che "Pietro si alzò con gli undici", prese l'iniziativa; egli aprì, gli altri seguirono e fu così che fu spalancato agli Ebrei l'invito del vangelo. Nel caso di Cornelio il Signore mandò dei messaggeri a Pietro e mediante una visione gli dette la direttiva speciale di seguire il loro invito e in tal modo lo utilizzò nell'aprire la porta della misericordia, della libertà e del privilegio ai Gentili, affinché anch'essi entrassero e condividessero il privilegio della somma vocazione della Nuova Creazioen. Queste faccende sono completamente in armonia con ciò che abbiamo visto riguardo agli scopi del Signore in rapporto alla scelta dei dodici apostoli. E più il popolo del Signore discerne chiaramente il fatto che questi dodici uomini furono fatti rappresentanti particolari del nuovo ordinamento e le loro parole i canali speciali della [222] verità riguardo alla Nuova Creazione, più completamente saranno preparati ad accettare le loro parole e più riluttanti saranno ad aderire agli insegnamenti di altri in conflitto con la loro testimonianza. "Se non parlano secondo questa Parola, è perché non vi è in loro alcuna luce." Is. 8:20

L'ultima dichiarazione della promessa di nostro Signore dice: "Egli [lo Spirito santo del Padre] vi mostrerà le cose che avverranno." Ciò implica un'ispirazione speciale degli apostoli e, indirettamente, implica la benedizione e l'illuminazione del popolo del Signore proprio fino alla conclusione di questa età, attraverso i loro insegnamenti. Essi dovettero essere così non solo santi apostoli ma anche profeti o veggenti che rendevano noti alla Chiesa eventi futuri. Non bisogna supporre che tutti gli apostoli fossero abituati nella stessa misura ad uno o a tutti questi modi di servizio. Il fatto è che alcuni erano onorati di più non solo in privilegi di servizio in qualità di apostoli ma anche di più nel mostrare le cose che sarebbero avvenute. L'Apostolo Paolo indica varie cose che sarebbero avvenute: il grande rinnegamento della propria fede nella Chiesa; la rivelazione dell'Uomo del Peccato; il mistero riguardo alla seconda venuta del Signore e riguardo al fatto che non tutti dormiremo il sonno eterno, sebbene dobbiamo essere trasformati; il mistero, nascosto alle età passate e agli ordinamenti passati, riguardo al fatto che la Chiesa, inclusi i Gentili, sarebbero stati coeredi della promessa fatta ad Abramo secondo cui il suo seme avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra, ecc., ecc. Indica, inoltre, che alla fine dell'età nella Chiesa prevarranno le condizioni malvagie; che gli uomini saranno amanti del piacere più che amanti di Dio, sotto la forma di religiosità ma negando il potere che viene da Dio; trasgressori di patti, ecc. e che "lupi rapaci" (critici demolitori più importanti) non risparmieranno il gregge del Signore. In verità, tutti gli scritti dell'Apostolo Paolo sono brillantemente illuminati dalle visioni e dalle rivelazioni di cui egli godette quale veggente riguardo a cose che ai suoi giorni erano ancora future e non approriate per essere spiegate pienamente ma che ora sono palesi ai santi mediante i tipi e le profezie del Vecchio Testamento: cose che possono essere comprese ora alla luce [223] delle parole dell'apostolo perché è arrivato per loro il "tempo giusto" per comprenderle.

Anche l'Apostolo Pietro, quale veggente indica la venuta di falsi maestri nella Chiesa che privatamente, segretamente, importeranno eresie condannabili che negano persino che il Signore li ha acquistati. Guardando giù fino ai nostri tempi profetizza dicendo: Negli ultimi giorni verranno schernitori ... che diranno: 'Dov'è la promessa della presenza sua [di Cristo]?' ecc. Profetizzò anche che "Il giorno del Signore verrà così come un ladro nella notte", ecc.

L'Apostolo Giacomo profetizza ugualmente riguardo alla fine di questa età, dicendo: "Andate, voi uomini ricchi, a piangere e a gemere per le miserie che si abbatteranno su di voi...Voi avete accumulato un tesoro per gli ultimi giorni", ecc.

L'Apostolo Giovanni, tuttavia, fu il profeta o veggente più eccezionale di tutti gli apostoli: le sue visioni, che costituiscono il Libro dell'Apocalisse, delineano nella maniera più eccezionale le cose che avverranno.

L'infallibilità apostolica

Da quanto detto sopra siamo completamente giustificati nel credere che gli apostoli fossero guidati dal Signore a tal punto che, mediante il suo Spirito santo, tutto ciò che dicevano in pubblico era di ispirazione divina per l'ammonimento della Chiesa e non meno infallibile di ciò che venne pronunciato dai profeti dell'ordinamento precedente. Ma mentre ci si sente assicurati riguardo alla veridicità della loro testimonianza e riguardo al fatto che tutto ciò che dicono alla Chiesa ha l'approvazione divina, è bene esaminare attentamente cinque circostanze distinte, citate nel Nuovo Testamento, che di solito sono considerate contrarie al pensiero secondo cui gli apostoli non avrebbero errato nei loro insegnamenti. Li esamineremo separatamente.

(1) Il rinnengamento di nostro Signore da parte di Pietro proprio prima della sua crocifissione. Non si può disputare il fatto che qui Pietro sia stato sorpreso in un fallo grave, per il quale più tardi si pentì sinceramente; ma non dovremmo dimenticare che questa trasgressione, sebbene compiuta di sua scelta come apostolo, avvenne prima di [224] essere unto dallo Spirito santo a Pentecoste e prima di ricevere il suo dono divino di apostolo nel senso più completo. Inoltre, l'infallibilità che abbiamo affermato per gli apostoli è quella che si applica ai loro insegnamenti e scritti pubblici e non a tutti i casi e a tutte le minuzie delle loro vite che, indiscutibilmente, erano soggette alle imperfezioni dei vasi di terra, rovinati dalla caduta in cui hanno sofferto tutti i figli di Adamo. Le parole dell'Apostolo secondo cui "noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra", si applicava evidentemente a lui e agli altri apostoli, come pure a tutta la Chiesa: coloro che hanno ricevuto lo Spirito santo. La nostra parte, come individui, nella grande opera di espiazione del nostro Maestro, copre tutte le imperfezioni della carne che sono contrarie ai nostri desideri quali Nuove Creature.

Il mandato apostolico per il servizio del Signore e della Chiesa fu interamente separato dalle pure debolezze della carne, e fu conferito su di loro non a causa della loro perfezione umana ma mentre erano, come ammesso, "uomini della stessa natura" insieme a noi. (Atti 14:15) Il mandato non ha portato la restaurazione (la perfezione ai loro corpi mortali) ma semplicemente il nuovo intelletto e lo Spirito santo che li avrebbe guidati. Non ha reso i loro pensieri e le loro azioni perfette ma ha semplicemente respinto quei pensieri e quelle azioni in modo tale che gli insegnamenti pubblici dei dodici risultano infallibili: la Parola del Signore. Questo è il genere di infallibilità affermato per i papi, secondo cui quando il papa parla ex cathedra, ovvero ufficialmente, è governato da Dio e non gli è permesso di errare. Questa impossibilità di errare dei papi viene sostenuta nei loro confronti sulla base del fatto che essi sono anche apostoli, non tenendo in conto e ignorando il fatto che le Scritture insegnano che non ci sono che "dodici apostoli dell'Agnello".

(2) Pietro in un'occasione "simulò": fu colpevole di doppiezza. (Gal. 2:11-14) Ciò si indica come prova che gli apostoli non erano infallibili per quanto concerne la condotta. Lo concediamo visto che capiamo che anche gli apostoli lo ammisero (Atti 14:15); ma ripetiamo che non fu permesso a queste debolezze umane di rovinare la loro opera o la loro utilità in quanto apostoli, che "predicavano il vangelo per mezzo dello Spirito santo mandato dal cielo" (I Piet. 1:12; Gal. 1:11, 12), non con la sapienza d'uomo [225] ma con la sapienza che viene dall'alto. (I Cor. 2:5-16) Questo errore compiuto da Pietro Dio immediatamente lo corresse per mezzo dell'Apostolo Paolo, che con benevolenza, ma fermezza, "gli resistette apertamente perché egli era da incolpare"; e il fatto che sia stato ricevuto appropriatamente dall'Apostolo Pietro e che egli abbia superato alquanto questa debolezza con riguardo alla preferenza  per gli Ebrei, è abbondantemente testimoniato da due sue epistole nelle quali non si può trovar traccia di tentennamento sulla questione né alcuna mancanza di fedeltà nel riconoscere il Signore.

(3) Si afferma che gli apostoli si aspettavano che la seconda venuta del Signore si sarebbe verificata molto presto, possibilmente durante la loro vita terrena, e che per quanto riguarda ciò si sono sbagliati dal punto di vista dottrinale ed hanno dimostrato che i loro insegnamenti non sono degni di fede. Rispondiamo che il Signore ha dichiarato che lasciava gli apostoli nell'incertezza riguardo al tempo della seconda venuta e dell'instaurazione del Regno, dicendo semplicemente a loro e a tutti di stare in guardia, in modo tale che quando venisse il momento ne fossero a conoscenza e non rimanessero nel buio su questa questione come sarà per il mondo in genere. La loro ricerca su questa questione dopo la risurrezione del Signore portò ad una sua risposta: "Non vi è dato sapere i tempi e le stagioni che il Padre ha posto in suo proprio potere." Dovremo incolpare gli apostoli di una questione che il Signore ha dichiarato che sia, per un certo periodo, un segreto divino? Di sicuro, no. Tuttavia troviamo che sotto la guida dello Spirito riguardo alle "cose che avverranno", gli apostoli erano molto cauti nelle loro espressioni per quanto concerne il tempo della seconda venuta; così, lungi dall'aspettarsi che il fatto succedesse durante le loro vite terrene, quanto dicono indica il contrario.

Per esempio, l'Apostolo Pietro dice chiaramente che scrisse le sue epistole con lo scopo che la sua testimonianza rimanesse nella Chiesa dopo la sua morte: una chiara evidenza che egli non si aspettava di vivere fino all'instaurazione del Regno. (II Piet. 1:15) L'Apostolo Paolo, anche se dichiarava che "il tempo era breve", non pretese di dire quanto breve. In verità, visto dalla prospettiva di una settimana formata da sette giorni di mille anni ciascuno, il settimo dei quali avrebbe portato il Regno, più dei quattro sesti del [226] tempo dell'attesa era già passato, ed era già trascorso tanto tempo. Esattamente nello stesso modo parliamo ora di tali questioni riguardo agli affari terreni, quando il giovedì diciamo che la settimana presto se ne sarà andata. Paolo parlò anche del tempo della sua partenza, del suo essere pronto a lasciare la vita, della sua preferenza nel fare ciò. Egli indica che il giorno del Signore sarebbe venuto come un ladro di notte. Corresse alcune false impressioni in materia, dicendo: "Non vi turbate subito nella vostra mente e non vi preoccupate ancora: né per via del nostro spirito né per via delle nostre parole né per via delle nostre epistole, dato che ora è presente il giorno di Cristo. Non lasciatevi ingannare da nessun uomo in alcun modo: poiché quel giorno non verrà se non ci sarà prima un rinnegamento della fede e se non sarà rivelato prima l'uomo del peccato, il figlio della perdizione", ecc. ..."Non vi ricordate che quando ero con voi vi dissi queste cose? Ed ora sapete cosa celano, perché egli possa essere rivelato alla sua stagione giusta."

(4) Si è obiettato che Paolo, che scrisse: "Io, Paolo, vi dichiaro che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla" (Gal. 5:2), fece circoncidere Timoteo. (Atti 16:3) E ci chiedono: "Non ha insegnato in modo falso a quel punto, e in contraddizione con la sua stessa testimonianza?" Rispondiamo: "No: Timoteo era un Ebreo perché sua madre era un'Ebrea (Atti 16:1); e la circoncisione era un costume nazionale tra gli Ebrei, che aveva avuto inizio prima della Legge di Mosè e che continuò dopo che Cristo ebbe "messo fine alla Legge [Patto], inchiodandola sulla sua croce."  La circoncisione fu data ad Abramo e alla sua discendenza quattrocentotrenta anni prima che la Legge fosse data ad Israele come nazione sul Monte Sinai. Pietro fu designato l'Apostolo della circoncisione (es.: per gli Ebrei) e Paolo l'Apostolo della non circoncisione (es.: per i Gentili). Gal. 2:7, 8

Il suo ragionamento dei Gal. 5:2 non era rivolto agli Ebrei. Si stava rivolgendo ai Gentili, la cui unica ragione per cui desideravano o anche solo pensavano alla circoncisiane era dovuta a certi falsi maestri che li stavano confondendo dicendo loro che dovevano mantenere l'Antico Patto, come pure dovevano accettare Cristo, portandoli [227] ad ignorare in tal modo il Patto di Grazia. L'Apostolo mostra qui che se essi fossero circoncisi (per qualche ragione di questo tipo) ciò sarebbe un ripudiare il Patto di Grazia e, quindi, un ripudiare l'intera opera di Cristo. Egli non trovava nessuna obiezione al fatto che gli Ebrei continuassero il loro costume nazionale della circoncisione; ciò è evidente dalle sue parole in I Cor. 7:18, 19 come pure nella sua linea di condotta con Timoteo. Non che fosse necessario per Timoteo o per qualche altro Ebreo essere circonciso; ma non era inappropriato e, visto che sarebbe andato fra gli Ebrei un numero notevole di volte, sarebbe stato a suo vantaggio e gli avrebbe procurato la fiducia degli Ebrei. Ma vediamo la resistenza risoluta di Paolo, su questo argomento, allorché alcuni che avevano frainteso la questione cercarono di far circoncidere Tito, che era un Greco purosangue. Gal. 2:3-5

(5) Il racconto della linea di condotta di Paolo, riportata negli Atti 21:20-26, viene considerata come contraria ai suoi stessi insegnamenti sulla verità e come indice del suo errare per quanto riguarda le dottrine e le pratiche. Si afferma che è stato per questo agire erroneamente in questo caso che Paolo fu lasciato soffrire così tanto da prigioniero ed infine fu mandato a Roma. Questo punto di vista, tuttavia, non è sostenuto dai fatti affermati nelle Scritture. La documentazione mostra che in tutta questa esperienza Paolo godette della simpatia e dell'approvazione di tutti gli altri apostoli e, soprattutto, del continuo favore del Signore. La sua linea di condotta fu in risposta alla richiesta degli altri apostoli. Fu testimoniato a lui mediante profezia, prima che andasse a Gerusalemme (Atti 21:10-14), che lo avrebbero aspettato le catene e la prigionia; e fu in obbedienza alle sue convinzioni del dovere che superò tutte quelle avversità predette. E quando era nel bel mezzo delle sue difficoltà leggiamo: Il Signore restò accanto a lui e disse: 'Sta' di buon cuore, Paolo, perché come tu hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma.'” Più avanti troviamo che il Signore gli mostra ancora il suo favore, quando leggiamo: Lì mi stette vicino l'angelo di Dio, al quale appartengo, e che io servo, che mi disse: ' Paolo, non temere; bisogna che tu comparisca dinanzi a Cesare ed ecco, Iddio ti ha donato tutti coloro che navigano con te.'” Atti 23:11; 27:23,24

Tenuto conto di questi fatti, dobbiamo cercare una comprensione della linea di [228] condotta di Paolo in corrispondenza con la sua linea di condotta uniformemente coraggiosa e nobile, stimando molto grandemente quell'opera e quella testimonianza che Dio non solo non rimproverò, ma approvò. Andando ad esaminare gli Atti 21:21-27, notiamo (versetto 21) che Paolo non insegnò che i convertiti Ebrei non dovessero circoncidere i loro figli; né egli ripudiò la legge Mosaica. Anzi, la onorò indicando le realtà più grandi e più importanti che la legge di Mosè così efficacemente simboleggiò. Quindi, ben lontano dal ripudiare Mosè, onorò Mosè e la Legge, dicendo: "La Legge è giusta e santa e buona" ed indicò che per mezzo di essa si era accresciuta la conoscenza della nefandezza del peccato; che la Legge era così importante che nessun uomo imperfetto vi ha potuto obbedire pienamente e che Cristo, rispettandola, ne aveva vinto le ricompense ed ora sotto il Patto di Grazia egli offriva la vita eterna e le benedizioni quale dono a coloro che erano incapaci di rispettare la legge, ma che per fede, accettavano come copertura delle loro imperfezioni l'obbedienza perfetta a lui e il sacrificio e diventavano suoi seguaci nel cammino della rettitudine.

Certe cerimonie dell'ordinamento Ebreo, quali i digiuni, la celebrazione delle lune nuove e dei giorni del Sabato e delle feste, erano tipiche delle verità spirituali che appartenevano all'età del Vangelo. L'Apostolo mostra chiaramente che il Vangelo del Patto di Grazia né le comanda né le proibisce (la Cena e il Battesimo del Signore sono le uniche ingiunzioni di carattere simbolico a noi ordinate e nuove). Col. 2:16, 17; Luca 22:19; Mat. 28:19

Uno di questi riti simbolici Ebrei, definito "purificazione", fu quello osservato da Paolo e dai quattro Ebrei, nel caso che ora esamineremo. Essendo Ebrei, avevano diritto, se lo volevano, non solo a consacrarsi a Dio, in Cristo, ma anche a celebrare il simbolo di questa purificazione. E ciò è quello che fecero: gli uomini che erano con Paolo, poi, avevano fatto, inoltre, un voto per umiliarsi davanti al Signore e al popolo, facendosi radere i capelli. Queste cerimonie simboliche costano qualcosa; e quello che si pagava costituiva presumibilmente l'“offerta” in denaro: un tanto per ciascuno, per rimborsare le spese del Tempio. [229]

L'Apostolo Paolo non insegnò mai agli Ebrei che erano esenti dalla Legge, ma anzi che la Legge aveva dominio su ciascuno di loro per tutta la vita. Dimostrò, tuttavia, che se un Ebreo accettava Cristo e diventava "morto con lui", soddisfaceva alle richieste dell'Antico Patto su tale Ebreo e lo rendeva uomo libero di Dio in Cristo. (Rom. 7:1-4) Ma insegnò ai convertiti Gentili che essi non erano mai stati sotto l'Antico Patto Ebraico e che se essi avessero tentato di praticare le cerimonie e i riti del Patto Ebraico avrebbero implicato che per quanto riguardava la loro salvezza essi stavano confidando in quei simboli e non stavano contando completamente sul merito del sacrificio di Cristo. E su ciò tutti gli apostoli acconsentirono. Vedere Atti 21:25; 15:20; 23:29.

La nostra conclusione è che Dio usò nel modo più meraviglioso i dodici apostoli, rendendoli ministri molto validi della sua verità e guidandoli soprannaturalmente nelle materie sulle quali essi scrissero (così che nulla di proficuo per l'uomo di Dio venisse omesso) e, per usare le parole stesse dei loro scritti originari, manifestarono un'attenzione e una sapienza al di là di quanto perfino gli apostoli stessi avessero compreso. Lode a Dio per questo solido fondamento per la nostra fede!

Gli apostoli non signori dell'eredità di Dio

Si debbono considerare in qualche senso gli apostoli come signori nella Chiesa? O, in altre parole, quando il Signore e il Capo della Chiesa se ne andò, qualcuno di loro prese il posto del Capo? O tutti insieme essi costituirono un capo composito che prendesse il posto ed assumesse le redini del governo? Oppure furono essi, o alcuni di essi, quello che i papi di Roma pretendono di essere, quali loro successori, i vicari o sostituti di Cristo per la Chiesa, che è il suo corpo?

Contro questa ipotesi abbiamo la semplice affermazione di Paolo (Efes. 4:4,5): "V'è un corpo unico" e "un unico Signore"; e, pertanto, tra le varie membra di quel corpo, senza riguardo per quella che può essere la relativa importanza di alcuni, si deve riconoscere soltanto l'unico Signore e Capo. Questo è quanto il Signore ha anche insegnato chiaramente quando, rivolgendosi alle moltitudini e ai suoi discepoli, disse: [230]

"Gli Scribi e i Farisei...amano... essere chiamati Maestro; ma non fatevi chiamare Maestri; poiché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli." (Mat. 23:1, 2, 6-8) Ed ancora, rivolgendosi agli apostoli, Gesù disse: "Voi sapete che quelli che pensano di essere sovrani dei Gentili esercitano la loro signoria su di loro; e i loro grandi usano potestà su di essi, ma non sarà così tra voi; anzi chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di tutti; poiché anche il Figliuolo dell'Uomo non è venuto per essere servito, ma per assistere [servire] e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti." Marco 10:42-45

Né abbiamo alcuna evidenza che la Chiesa primitiva abbia mai considerato gli apostoli come signori nella Chiesa, o che gli apostoli abbiano mai assunto tale autorità o dignità. La loro linea di condotta fu molto lontana, in verità, dall'idea papale di signoria e da quella dei ministri più insigni di tutte le sette Cristiane. Per esempio, Pietro non si è mai chiamato indebitamente "il principe degli apostoli", come i papisti lo chiamano indebitamente; né egli e gli altri si sono mai designati a vicenda in tal modo o hanno ricevuto tale omaggio dalla Chiesa. Essi si rivolsero e si riferirono l'uno verso l'altro semplicemente come Pietro, Giovanni, Paolo, ecc. oppure come Fratello Pietro, Fratello Giovanni, ecc.; e tutta la Chiesa si salutava in modo simile, come fratelli e sorelle in Cristo. (Vedere Atti 9:17; 21:20; Rom. 16:23; I Cor. 7:15; 8:11; II Cor. 8:18; II Tess. 3:6, 15; Filem. 7, 16.) E sta scritto che perfino il Signore stesso non si vergognava di chiamarli tutti "fratelli" (Ebr. 2:11), talmente lontano era da ogni atteggiamento dispotico nell'esercizio della sua vera e riconosciuta signoria o autorità.

Né qualcuno di questi principali servitori nella Chiesa primitiva se ne andava in giro vestito da sacerdote, o con la croce e il rosario, ecc., sollecitando la reverenza e l'omaggio delle persone; poiché, come aveva insegnato loro il Signore, i più importanti fra loro erano quelli che servivano di più. Così, per esempio, quando la persecuzione disperse la Chiesa e la spinse fuori da Gerusalemme, "gli undici" mantennero coraggiosamente la propria posizione, pronti a fare qualsiasi cosa si sarebbe presentata; perché in questi tempi duri la Chiesa in altri paesi avrebbe guardato a loro che erano a Gerusalemme per incoraggiamento e aiuto. Se fossero fuggiti, la Chiesa intera [231] si sarebbe sentita sgomenta e presa dal panico. E troviamo che Giacomo fu ucciso dalla spada di Erode; Pietro, con un destino simile all'orizzonte, fu messo in prigione e incatenato a due soldati (Atti 12:1-6); e Paolo e Sila nel loro ministero ricevettero molte frustate e poi furono buttati in prigione con i piedi ben serrati nei ceppi; e Paolo oppose "una grande resistenza contro le afflizioni". (Atti 16:23, 24; II Cor. 11:23-33) Sono sembrati signori o hanno agito come signori? Di sicuro, no.

Pietro fu molto esplicito al riguardo, quando consigliò agli anziani di "pascere il gregge di Dio". Egli non disse il vostro gregge, il vostro popolo, la vostra chiesa, come molti ministri dicono oggi, ma il gregge di Dio, non da signori dell'eredità, ma essendo modelli per il gregge, modelli di umiltà, di fedeltà, di zelo e di religiosità. (I Piet. 5:1-3) E Paolo dice: "Stimo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi, come uomini condannati a morte; poiché siamo divenuti uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi siamo pazzi a cagione di Cristo, ...noi siamo sprezzati; ...noi abbiamo fame e sete, siamo nudi e siamo schiaffeggiati e non abbiamo luogo fisso e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani. Se ingiuriati, benediciamo; se perseguitati, sopportiamo; se diffamati, esortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo e come il rifiuto di tutti." (I Cor. 4:9-13) Non molto da Signori in tutto questo, vero? E per opporre l'idea di alcuni dei fratelli che sembrava aspirassero alla signoria sull'eredità di Dio, Paolo dice ironicamente: "Già siete saziati, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare"; ma più avanti consiglia l'unica via giusta, che è quella dell'umiltà, dicendo a questo rispetto: "Siate miei imitatori." Ed ancora: "Così ci stimi ognuno come dei ministri [servitori] di Cristo e degli amministratori dei misteri di Dio." I Cor. 4:8, 16, 1

Ed ancora lo stesso Apostolo aggiunge: "Siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il Vangelo, parliamo proprio così; non in modo da piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Difatti non abbiamo mai usato un parlar lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia: Iddio ne è [232] testimone. E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, quantunque come Apostoli di Cristo avessimo potuto far valere la nostra autorità. Invece siamo stati mansueti in mezzo a voi come una nutrice [colei che nutre] che cura teneramente i propri figliuoli." (I Tess. 2:4-7) Gli apostoli non emisero bolle né pronunciarono anatemi; invece troviamo tra le loro esortazioni affettuose espressioni come queste: "Se diffamati, esortiamo." "Io prego te pure, mio vero collega." "Non riprendere aspramente un anziano, ma esortalo." I Cor. 4:13; Fil. 4:3; I Tim. 5:1

La Chiesa primitiva ebbe riverenza giustamente verso la pietà e la conoscenza spirituale superiore e la sapienza degli apostoli e, considerandoli per quello che erano, gli ambasciatori speciali del Signore scelti per loro, si sedettero ai loro piedi come alunni; non, tuttavia, con intelletti vuoti, che non fanno domande, ma con una disposizione che prova gli spiriti e mette alla prova la testimonianza. (I Giov. 4:1; I Tess. 5:21; Is. 8:20) E gli apostoli, nell'insegnar loro, imposero questo atteggiamento mentale che richiedeva una ragione della loro speranza, lo incoraggiarono e si prepararono a rispondere ad esso, non con discorsi persuasivi fatti di sapienza umana (di filosofia e teoria umana), ma a dimostrazione dello Spirito e della potenza affinché la fede della Chiesa venisse a poggiare non sulla sapienza degli uomini ma sulla potenza di Dio. (I Cor. 2:4, 5) Essi non coltivarono una riverenza cieca e superstiziosa nei propri confronti.

Leggiamo che i Bereani "erano più nobili di quelli di Tessalonica in quanto ricevettero la parola con la loro mente all'erta e cercarono nelle Scritture ogni giorno [per vedere] se le cose stavano così." Ed è stato il costante sforzo degli apostoli a mostrare che il vangelo che proclamavano era proprio lo stesso vangelo di cui avevano parlato oscuramente gli antichi profeti: "ai quali fu rivelato che non per se stessi ma per noi [il corpo di Cristo] ministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro [gli apostoli] che vi hanno evangelizzato per mezzo dello Spirito santo mandato dal cielo" (I Piet. 1:10-12), che era proprio lo stesso vangelo di vita e immortalità portato alla luce dal [233] Signore stesso, che la sua amplificazione maggiore e tutti i dettagli particolari rivelati alla Chiesa da essi, sotto la guida e la direzione dello Spirito santo (sia per mezzo di rivelazioni speciali o mezzi diversi e più naturali, entrambi i quali furono utilizzati) erano a compimento della promessa del Signore fatta agli apostoli e per mezzo di loro alla Chiesa intera: "Io ho ancora molte cose da dirvi, ma voi non le potete tollerare ora."

Fu giusto, perciò, che i Bereani cercassero nelle Scritture per vedere se la testimonianza degli apostoli collimava con quella della Legge e dei profeti e per confrontarle con gli insegnamenti del Signore. Anche nostro Signore invitò a sottoporre similmente alla prova della Legge e dei profeti la sua testimonianza, dicendo: "Cercate nelle Scritture, ... poiché sono esse che mi rendono testimonianza." La testimonianza divina nel suo insieme deve essere in armonia, sia che venga comunicata dalla Legge, o dai profeti, o dal Signore o dagli apostoli. L'armonia completa fra essi è la prova della loro ispirazione divina. E (ringraziamo Dio!) troviamo che quell'armonia esiste, così che le Scritture del Vecchio e del Nuovo Testamento costituiscono quello che il Signore stesso designò "l'arpa di Dio". (Apoc. 15:2) E le varie testimonianze della Legge e dei profeti sono le corde diverse di quell'arpa, che, una volta accordata dallo Spirito santo che dimora nei nostri cuori e una volta sfiorata dalle dita dei servitori e dei ricercatori devoti che inseguono la verità divina, dà la melodia più incantevole che abbia mai raggiunto gli orecchi mortali. Lode al Signore per la squisita melodia del benedetto "canto di Mosè e dell'Agnello" di cui veniamo a conoscenza mediante la testimonianza dei suoi santi apostoli e profeti, dei quali il Signore Gesù è capo!

Ma sebbene la testimonianza del Signore e degli apostoli debba armonizzarsi con quella della Legge e dei profeti, dovremmo aspettarci che essi testimonino su cose nuove come pure su cose vecchie; poiché così i profeti ci hanno portato ad aspettarci. (Mat. 13:35; Sal. 78:2; Deut. 18:15, 18; Dan. 12:9) E così li troviamo non solo che espongono le verità nascoste di antica profezia ma anche che dischiudono nuove rivelazioni della verità. [234]

Apostoli, profeti, evangelisti, Maestri

Secondo il pensiero generale della Cristianità, il Signore lasciò la questione dell'organizzazione della Chiesa con disposizioni che erano totalmente inadeguate ai fini progettati da lui e si aspettava che il suo popolo usasse la propria sapienza in materia di organizzazione. Molti uomini di parecchie mentalità hanno preferito organizzazioni più o meno rigide, per cui oggi troviamo Cristiani in tutto il mondo organizzati secondo varie linee e con più o meno rigidità e ciascuno afferma i vantaggi della propria denominazione o del proprio sistema di governo particolari. Ciò è sbagliato! Non è ragionevole supporre che Dio, conoscendo in anticipo questa Nuova Creazione prima della fondazione del mondo, sia stato così negligente riguardo alla sua stessa opera da lasciare il suo popolo fedele senza una chiara comprensione della sua volontà e senza un adeguato ordinamento o un'adeguata organizzazione per il loro benessere. La tendenza dell'intelletto umano è o da una parte verso l'anarchia, o dall'altra verso un'organizzazione e un legame stretto. La disposizione divina, evitando entrambi questi estremi traccia per la Nuova Creazione un'organizzazione estremamente semplice e priva di tutto ciò che assomiglia a sottomissione. In verità, i comandi delle Scritture ad ogni individuo Cristiano è: "State dunque saldi nella libertà con cui Cristo ci ha affrancati e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù." Gal. 5:1

Nel mettere in evidenza questa disposizione divina ci dobbiamo limitare completamente ai documenti divini e dobbiamo ignorare interamente la storia ecclesiastica, ricordando che il predetto "rinnegamento della fede" aveva cominciato ad operare anche durante il tempo degli apostoli e si sviluppò rapidamente dopo la morte degli apostoli, culminando dapprima nel sistema Papale. Nel considerare il racconto della Bibbia possiamo includere con i documenti del Nuovo Testamento le disposizioni tipiche sotto la Legge, ma dobbiamo continuamente ricordare che quei tipi rappresentavano non solo gli affari del periodo di questa età del Vangelo, ma simboleggiavano anche disposizioni per la futura età Millenaristica. Per esempio, il Giorno dell'Espiazione e la sua opera rappresentavano, come abbiamo visto, questa età del Vangelo. Quel giorno il [235] Sommo Sacerdote non indossava le sue vesti gloriose, ma semplicemente le vesti sante o indumenti di lino, per illustrare il fatto che durante questa età del Vangelo né il Signore né la Chiesa occupano un posto di distinzione o di gloria davanti agli uomini, essendo la loro posizione nel suo insieme semplicemente rappresentata come una posizione di purezza, di rettitudine, caratterizzate dagli indumenti di lino che, nel caso della Chiesa, simboleggiano la rettitudine del suo Signore e Capo. È stato dopo il Giorno dell'Espiazione che il Sommo Sacerdote indossò le sue vesti gloriose, che rappresentavano le glorie, le dignità, ecc., dell'autorità e della potenza di Cristo durante l'età Millenaristica. E la Chiesa è rappresentata con il suo Signore nelle glorie di quella figura; perché come il Capo del sommo Sacerdote rappresentava il nostro Signore e Maestro, così il corpo del sacerdote rappresentava la Chiesa; e le vesti gloriose, pertanto, rappresentavano le dignità e gli onori dell'intero Sacerdozio Regale una volta arrivato il tempo dell'esaltazione. La gerarchia Papale, affermando falsamente che il regno di Cristo si sta compiendo per procura, che i papi sono i suoi vicari e i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi rappresentano la Chiesa nella gloria e nella potenza, cerca di esercitare sul mondo il controllo civile e religioso e di falsificare le glorie e le dignità dell'eletta Nuova Creazione indossando le meravigliose vesti caratteristiche del loro ufficio. Il vero Sacerdozio Regale, tuttavia, indossa ancora le vesti bianche del sacrificio ed aspetta il vero Signore della Chiesa e la vera esaltazione per la "gloria, l'onore e l'immortalità", allorquando l'ultimo membro degli eletti avrà terminato la sua parte nell'opera del sacrificio.

È al Nuovo Testamento che dobbiamo guardare particolarmente per le nostre direttive sull'organizzazione e sulle regole della Chiesa durante i giorni della sua umiliazione e del suo sacrificio. Il fatto che queste regole non siano presentate in una forma ben strutturata non ci deve distogliere dall'aspettarci e dal trovare che esse sono, nondimeno, un sistema completo.Dobbiamo combattere contro le aspettative naturali dei nostri giudizi perversi rispetto alle leggi e dobbiamo ricordare che viende data alla [236] Chiesa, quale figli di Dio, una "legge perfetta di libertà" perché essi non sono più servitori, ma figli, e perché i figli di Dio debbono imparare ad usare la libertà della condizione di figli e quindi mostrare più particolarmente la loro obbedienza assoluta alla legge e ai principî dell'amore.

L'Apostolo ci pone di fronte alle nostre menti un quadro della Nuova Creazione che illustra l'intero soggetto. È una figura umana, dove la testa rappresenta il Signore, le varie parti e membra rappresentano la Chiesa. In I Cor. 12 questo soggetto è elaborato splendidamente e con grande semplicità, offrendo la seguente spiegazione secondo cui "Come il corpo è uno ed ha molte membra, e tutte le membra di quell'unico corpo, essendo molte, sono un corpo solo, così è anche Cristo [un corpo o una società composta da molti membri]. Poiché con un unico Spirito siamo tutti battezzati in un solo corpo [sia Ebrei o Gentili, sia schiavi o liberi]." L'Apostolo va avanti a richiamare l'attenzione sul fatto che come il benessere di un corpo umano dipende largamente dall'unità, dall'armonia e dalla cooperazione di tutte le sue membra, così è anche per la Chiesa, il corpo di Cristo. Se un membro subisce dolore o degradazione o disgrazia, tutti i membri volenti o nolenti ne sono affetti, e se un membro è particolarmente benedetto o confortato o rianimato, tutti gli altri partecipano delle benedizioni in modo proporzionato. Indica (versetto 23) che cerchiamo di coprire e nascondere le debolezze, le imperfezioni, ecc., dei nostri corpi naturali e cerchiamo di ristorarli e di aiutarli; e che dovrebbe essere così per la Chiesa , il corpo di Cristo: le membra più imperfette dovrebbero ricevere una cura speciale come pure una copertura di carità-amore; "affinché non ci fosse nessuno scisma [divisione] nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre", per il membro più umile come pure per quello che sono fatte degne di maggior decoro (Versetto 25).

Secondo ciò l'organizzazione della Chiesa da parte del Signore è per davvero un'organizzazione molto completa; ma come nella natura, così nella grazia, dove l'organizzazione è completa, c'è meno bisogno di stecche e bende. Un albero è completamente organizzato e unificato dalle punte alle radici, eppure i rami non sono tenuti fermi da legature visibili o da corde o da viti oppure da regole e leggi scritte; e così [237] avviene per il corpo di Cristo. Se appropriatamente sistemato, armonizzato e unito sulle linee che il Signore ha dettato, non ci sarà bisogno di corde, di stecche o di viti per tenere insieme le varie membra; nessun bisogno di leggi, di credi, di apparecchi spettacolari umani per riunirle o per tenerle insieme. L'unico Spirito è il vincolo di unione e fintanto che rimane lo spirito della vita, deve rimanere anche un'unità, un essere una cosa sola del corpo e questa sarà un'unione forte o debole a seconda di quanto abbonda lo Spirito del Signore.

L'Apostolo va ancora più avanti ed indica che Dio è il soprintendente degli affari di questa organizzazione, la Nuova Creazione, che egli stesso ha ideato e inaugurato. Le sue parole sono: "Ora voi siete il Corpo di Cristo e, in modo specifico, membra. E Dio ha disposto alcuni nella Chiesa [Ecclesia, corpo] per primi, gli apostoli; per secondi, i profeti; per terzi, i maestri; dopo di ciò i miracoli, poi i doni delle guarigioni, delle assistenze, dei governi, diversi tipi di lingue. " Rendersi conto che Dio ha promesso la supervisione di questa realtà a coloro che guardano a lui come alla guida e sono diretti dalla sua Parola e dal suo Spirito sarà un modo di pensare nuovo per molti di coloro che sono abituati a porre se stessi e a porsi a vicenda in posizioni di gloria, di onore, di fiducia e di servizio nella Chiesa.

Se si riconoscesse ciò, quanti pochi si azzarderebbero a cercare i prestigiosi posti da sedere e a manovrare secondo il modo di fare dei politici per raggiungere posizioni d'onore! Rendersi conto della cura divina per la vera Chiesa significa prima di tutto distinguere la vera Chiesa dai sistemi nominali; poi, cercare con riverenza e umiltà di conoscere la volontà divina riguardo a tutte le disposizioni della vera Chiesa, tutti i servizi e i servitori.

L'Apostolo chiede: "Sono tutti apostoli? Sono tutti profeti? Sono tutti maestri?" implicando che sarà concesso generalmente che questo non sarà il caso; e che qualunque persona che verrà riconosciuta come facente parte di una di queste posizioni dovrebbe essere in grado di dare prova del suo mandato divino e dovrebbe esercitare il suo compito, o servizio, non come uno che vuol piacere agli uomini, ma come uno che vuole piacere al grande soprintendente della Chiesa: il suo Capo e Signore. L'Apostolo richiama l'attenzione sul fatto che queste differenze nella Chiesa corrispondono alle differenze tra [238] le membra del corpo naturale e che ogni membro è necessario e non si deve disprezzare nessuno di essi. L'occhio non può dire al piede: "Non ho nessun bisogno di te"; né all'orecchio: "Non ho nessun bisogno di te"; né alla mano: "Non ho nessun bisogno di te"; se tutte fossero un solo membro dove sarebbe il corpo? "Poiché il corpo non è un membro solo ma molte." Versetti 19, 14

Vero che ora non c'è la stessa varietà di membra nella Chiesa: poiché, come l'Apostolo indica: "Le lingue erano un segno non per coloro che credevano ma per coloro che non credevano", come i miracoli. Quando gli apostoli, nei quali si trovava il potere di conferire questi doni dello Spirito, morirono e quando coloro che avevano ricevuto questi doni da essi morirono, questi miracoli (doni) sarebbero, come abbiamo già visto, cessati nella Chiesa. Ma ci sarebbe stata ancora nella Chiesa un'opera corrispondente per ogni uomo e per ogni donna: un'opportunità di servire il Signore, la Verità e le altre membra del corpo di Cristo, ciascuno secondo le sue capacità naturali. Man mano che cessarono quei miracoli, vennero a prendere il loro posto l'istruzione nella Verità, nella conoscenza del Signore e nelle grazie dello Spirito. Anche mentre questi doni inferiori delle guarigioni, delle lingue, delle interpretazioni e dei miracoli esistevano nella Chiesa, l'Apostolo esortava i fratelli a "bramare seriamente i doni migliori".

Essi non potevano ragionevolmente bramare o aspettarsi di far parte degli apostoli visto che essi erano soltanto dodici; ma potevano bramare o desiderare di essere profeti (coloro che espongono) o maestri. "E ora" aggiunge l'Apostolo "vi mostrerò una via che è la via per eccellenza." (V. 31) Egli procede mostrando che molto più in alto di questi doni o servizi nella Chiesa vi è l'onore di possedere in grande misura lo spirito del Maestro: l'Amore. Egli indica che il membro più umile della Chiesa che raggiunge l'amore perfetto, ha raggiunto una posizione più alta e più nobile davanti agli occhi del Signore di qualunque apostolo o profeta o maestro che non abbia la grazia dell'amore. Dichiara che a prescindere da quali siano i doni, se manca l'amore, tutta la questione è vuota e insoddisfacente agli occhi del Signore. Invero, possiamo stare sicuri che nessuno [239] potrebbe ricoprire a lungo la posizione di apostolo o profeta o maestro nella Chiesa con l'approvazione del Signore senza aver raggiunto una posizione di amore perfetto oppure di aver cercato almeno di raggiungere quello standard. Altrimenti sicuramente gli sarebbe permesso di scivolare nelle tenebre e forse di diventare maestro dell'errore anziché maestro della Verità: un servitore di Satana per setacciare i fratelli.

Nella sua lettera agli Efesini (4:1-16) l'Apostolo ripete questa lezione dell'essere una cosa sola della Chiesa come un solo corpo fatto di molte membra, sotto un solo Capo, Gesù Cristo e unito da un unico Spirito, lo spirito d'amore. Egli esorta tutte queste membra a camminare degni della loro vocazione in modestia, mitezza, tolleranza, sopportandosi l'un l'altro nell'amore; cercando di mantenere l'unità dello Spirito nel vincolo della pace. In queso capitolo l'Apostolo manifesta le varie membra del corpo designate in esso per servizi speciali e ci dice l'obiettivo del servizio, con queste parole: "dette ad alcuni [di essere] apostoli, ad alcuni profeti, ad alcuni evangelisti e ad alcuni pastori e maestri; per perfezionare i santi per l'opera del loro ministero [preparandoli per il ministero glorioso o per il servizio del Regno Millenaristico], per l'edificazione [la costituzione] del corpo di Cristo: finché non raggiungiamo tutti l'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino a diventare un uomo completamente cresciuto, fino all'altezza della statura perfetta di Cristo: affinché noi, ... dicendo la verità nell'amore, possiamo crescere in ogni cosa verso colui che è il Capo, cioè Cristo: dal quale tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da ogni articolazione ... trae lo sviluppo del corpo per edificare se stesso nell'amore." Efes. 4:11-16

Notiamo il quadro che l'Apostolo traccia per noi: quello di un corpo umano, però piccolo e sottosviluppato. Ci informa che è la volontà divina che tutte le varie membra crescano fino allo sviluppo completo, alla piena forza e alla potenza: "la piena statura dell'adulto" è la figura che rappresenta la Chiesa nella sua condizione giusta, completa. Trasportando questa immagine nel tempo fino all'epoca presente, vediamo che [240] un membro dopo l'altro cadde nel sonno della morte per attendere la grande organizzazione della mattina Millenaristica nella Prima Risurrezione e che i posti di costoro erano continuamente coperti, in modo tale che la Chiesa non fu mai senza un'organizzazione completa, sebbene a volte ci possano essere debolezze maggiori in un membro e forze maggiori in un altro. Tuttavia, lo sforzo di ciascun membro deve essere sempre di fare tutto ciò che è in suo potere per lo sviluppo del corpo, per fortificare le membra e per perfezionarle nelle grazie dello Spirito "finché non raggiungiamo tutti l'unità della fede".

L'unità della fede è desiderabile; è da essere perseguita con impegno; ma non il tipo di unità cui il mondo generalmente aspira. L'unità deve essere secondo le linee della "fede data un tempo ai santi" nella sua purezza e semplicità e in piena libertà per ciascun membro di assumere punti di vista differenti su punti di minore importanza e assolutamente senza nessuna istruzione riguardo alle speculazioni, alle teorie umane, ecc. L'idea di unità contenuta nelle Scritture si basa sui principi fondamentali del Vangelo. (1) La nostra redenzione per mezzo del sangue prezioso e la nostra giustificazione mediante la dimostrazione della fede in ciò. (2) La nostra santificazione, la dedicazione al Signore, alla verità e al loro servizio, incluso il servizio dei fratelli. (3) Senza questi elementi essenziali, su cui si deve richiedere l'unità, non ci può essere nessuna fratellanza come descritta dalle Scritture; su qualsiasi altro punto si deve accordare la più piena libertà, tuttavia, con un desiderio di vedere, e di aiutare gli altri a vedere, il piano divino in ogni sua caratteristica e in ogni suo dettaglio. In tal modo ogni membro del corpo di Cristo, mantenendo la sua libertà personale, è così completamente dedicato al Capo e a tutte le membra che sarà suo piacere offrire tutto, anche la vita stessa, per loro.

Abbiamo già considerato l'opera speciale degli apostoli e il fatto che il loro numero fosse limitato e che ancora oggi essi stiano svolgendo il loro compito nella Chiesa, parlando quali portavoce del Signore al suo popolo attraverso la sua Parola. Esaminiamo ora qualcosa rispetto a questi altri servizi della Chiesa ai quali l'Apostolo [241] si riferisce parlandone come di doni del Signore al corpo in genere, o Ecclesia.

Il Signore provvede agli apostoli, ai profeti, agli evangelisti, ai pastori, ai maestri per la benedizione del corpo in genere, per quanto riguarda sia il suo bene presente che quello eterno. È per coloro che si fidano per davvero del Signore come il Capo, l'Istruttore, la Guida della Chiesa, suo corpo, aspettarsi, cercare e notare i suoi doni in tutti questi particolari; ed accettarli e usarli nel caso essi siano in possesso della benedizione promessa. Questi doni non sono forzati sulla Chiesa, e coloro che li trascurano, quando vengono loro offerti, sperimentano una perdita corrispondente. Il Signore ha disposto questi nella Chiesa all'inizio e pertanto ci ha dato la disposizione ideale della Chiesa, lasciando al suo popolo di seguire il modello così disposto per loro e di avere le benedizioni proporzionate; oppure di ignorare il modello ed avere le difficoltà e le delusioni corrispondenti. Come coloro che desiderano essere guidati e ricevere gli insegnamenti del Signore, cerchiamo di imparare come dispone originariamente le varie membra e quali doni di questo tipo ha continuato ad elargire al suo popolo da allora, affinché possiamo essere grati per qualsiasi dono di questo carattere che possa essere a nostra disposizione e possiamo con ancor più grande zelo avvalerci di essi per il futuro.

L'Apostolo dichiara che è il piacere del Signore che non vi sia nessuno scisma nel corpo, nessuna spaccatura, nessuna divisione. Con i metodi umani le divisioni sono inevitabili, eccetto per quanto riguarda il periodo di trionfo del Papato, quando il sistema nominale divenne potente e usò metodi drastici di persecuzione nel trattare con coloro che non erano completamente d'accordo con esso. Quella, tuttavia, era un'unità di forza, di costrizione: un'unità esteriore e non un'unità del cuore. Coloro che il Figlio rende liberi non possono mai partecipare di cuore a unioni di questo tipo nelle quali la libertà personale è totalmente distrutta. La difficoltà con le denominazioni Protestanti non è che esse sono troppo liberali e, per questo motivo, si sono separate in molti frammenti, ma piuttosto che esse hanno ancora molto dello spirito dell'istituzione madre senza possedere [242] il potere che ella esercitava una volta per soffocare e sopprimere la libertà di pensiero. Senza dubbio, sorprenderemo molti dicendo che invece di avere troppe divisioni o spaccature del tipo che vediamo ora dappertutto, il bisogno reale della Chiesa di Cristo è ancor più libertà, finché ciascun membro individuale sarà libero e indipendente da tutti i vincoli umani, dai credi, dalle confessioni, ecc. Con ciascun singolo Cristiano che rimane saldo nella libertà con cui è stato fatto libero dal Signore (Gal. 5:1; Giovanni 8:32) e ciascun singolo Cristiano unito nella lealtà al Signore e alla sua Parola, molto presto si discernerebbe l'unità originaria che le Scritture hanno inculcato e tutti i veri figli di Dio, tutte le membra della Nuova Creazione, si troverebbero attirate un membro all'altro similmente libero e si troverebbero legate a vicenda dai legami dell'amore molto più fortemente di quanto non siano legati gli uomini nei sistemi e nelle società terrene. "L'amore di Cristo ci costringe" [ci tiene insieme, Concordanza di Young]. II Cor. 5:14

Tutti i membri della famiglia di Aronne erano eleggibili ai servizi del sacerdozio; nondimeno, c'erano certe limitazioni, barriere e squalifiche per il servizio a questo proposito. E così è tra l'antitipico "Sacerdozio Regale": tutti sono sacerdoti, tutti sono membra del corpo unto e l'unzione significa per ciascuno un'autorità piena di predicare e di insegnare la buona novella, come sta scritto: "Lo Spirito del Signore Dio è sopra di me, poiché egli mi ha unto per predicare la buona novella ai miti, per prendermi cura dei disperati" ecc. Mentre queste parole si applicavano in modo speciale al Capo del Cristo, la Nuova Creazione, il Sacerdozio Regale, esse si applicano anche a tutte le membra, quindi, in senso generale, ogni figlio di Dio consacrato ha nella sua unzione dello Spirito santo una piena autorizzazione o un mandato pieno di predicare la Parola: "affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce". I Piet. 2:9

Ma come si richiese ai sacerdoti tipici che fossero esenti da certe imperfezioni e che avessero raggiunto una certa età, così fra i membri del Sacerdozio Regale ci sono [243] alcuni che non possiedono i requisiti per il servizio pubblico che altri posseggono. Ciascuno deve cercare in maniera sobria (Rom. 12:3, 6) di determinare per quanto riguarda se stesso la misura dei doni di Dio posseduti e, quindi, la misura del suo impegno nell'amministrare tali doni e della sua responsabilità. E allo stesso modo tutti i membri debbono prendere nota a vicenda delle qualifiche e dei risultati ottenuti sia naturali che spirituali e debbono di conseguenza farsi un'opinione della volontà divina. Nel tipo, l'età era un fattore; ma questa, per i sacerdoti antitipici significherà esperienza, sviluppo del carattere; l'imperfezione degli occhi strabici nel tipo significherà nel sacerdozio antitipico una mancanza di chiarezza di discernimento e di chiarezza di visione riguardo alle cose spirituali, che saranno giustamente un ostacolo al servizio pubblico nella Chiesa. Allo stesso modo anche tutte le varie imperfezioni che ostacolarono il sacerdozio tipico rappresenteranno varie incapacità morali, fisiche o intellettuali tra il Sacerdozio Regale antitipico.

Nondimeno, come i sacerdoti deformati nel tipo fecero uso di tutti i privilegi degli altri rispetto al loro sostentamento, mangiando dei pani della proposizione, dei sacrifici, ecc., così per noi nell'antitipo, quelle deformità che potrebbero ostacolare un membro del corpo di Cristo dall'essere un servitore pubblico della Chiesa e della Verità non hanno bisogno di ostacolare il suo sviluppo spirituale e il suo riconoscimento, visto che possiede pieni diritti insieme a tutti gli altri alla tavola spirituale del Signore e al trono della grazia. Come nessuno poteva esercitare il compito del Sommo Sacerdote a meno che non fosse fisicamente senza difetti e maggiorenne, così quelli che serviranno come ministri della Verità "in parola e dottrina" non dovrebbero essere principianti, ma membra del corpo, la cui maturità di carattere, di conoscenza e di frutti dello Spirito li qualifichi per un tale servizio. Tali persone dovevano essere riconosciute come anziani, non necessariamente anziani negli anni della vita naturale, ma anziani, o più autorevoli, o maturi riguardo alla Verità e alla idoneità a consigliare e ad ammonire i fratelli secondo le linee di condotta espresse dalla Parola del Signore.

Con questa comprensione del significato della parola anziano, riconosciamo la ragionevolezza delle Scritture che affermano che tutti coloro che svolgono i ministeri [244] spirituali della Verità sono descritti appropriatamente con il termine di "Anziano"; sia che svolgano il servizio di apostolo o profeta o evangelista o pastore o maestro. Perché si possa ricoprire adeguatamente una qualsiasi di queste posizioni di servizio, uno deve essere riconosciuto come un Anziano nella Chiesa. In tal senso gli apostoli dichiararono di essere anziani (I Piet. 5:1; II Giovanni 1); e quando ci si riferisce ai ministri (servitori) della Chiesa e alla loro selezione, essi vengono chiamati nella nostra versione comune della Bibbia con tre nomi:

Vescovi, Anziani, Pastori

Questi tre termini sono, tuttavia, ingannevoli visto il loro uso errato nelle chiese di varie denominazioni; quindi è necessario che spieghiamo che la parola vescovo significa semplicemente soprintendente; e che ogni Anziano designato è stato riconosciuto come un soprintendente di una grande o piccola opera. Per cui, ad esempio, una volta l'Apostolo si incontrò con gli anziani della Chiesa di Efeso e nel dar loro il suo ammonimento al momento della partenza, disse: "Badate a voi stessi e alla Chiesa della quale lo Spirito santo vi ha costituiti "overseers" [ovvero vescovi]."Atti 20:28

Tuttavia, per atti di divino intervento del Signore fu concesso ad alcuni di questi anziani una portata più vasta di influenza o di supervisione nella Chiesa e, pertanto, si potette chiamarli propriamente soprintendenti generali. Tali furono tutti gli apostoli: l'Apostolo Paolo che aveva una sfera più ampia di supervisione, specialmente tra le Chiese stabilite nelle terre Gentili, in Asia Minore e nell'Europa meridionale. Ma questa posizione di soprintendente generale non era limitato agli apostoli: il Signore nella sua provvidenza ha fatto sorgere altri per servire la Chiesa in questa maniera: "non per vile guadagno, ma perché dotati di mente sollecita" con un desiderio di servire il Signore e i fratelli. Per prima cosa, Timoteo intraprese questo servizio sotto la direzione dell'Apostolo Paolo e in parte come suo rappresentante e fu raccomandato a varie compagnie o ecclesie del popolo del Signore. Il Signore fu, ed è ancora, interamente capace di continuare a mandare tali soprintendenti quando decide di consigliare e ammonire il suo gregge. E il popolo del Signore dovrebbe essere completamente capace [245] di giudicare il valore del consiglio offerto da tali soprintendenti. Esso dovrebbe essere confermato da una vita devota, da un comportamento umile e da spirito di abnegazione; da un'assenza di qualsiasi trama allo scopo di ottenere onore e vile guadagno, come pure da insegnamenti che passino lo scrutinio di uno studio serio della Bibbia: consultando giornalmente le Scritture per vedere se le loro presentazioni vanno d'accordo o meno sia con la lettera che con lo spirito della Parola. Ciò, come abbiamo visto, fu fatto con gli insegnamenti degli apostoli e dopo aver invitato i fratelli ad agire in tal senso, encomiando specialmente quelli che erano sì cauti ma senza essere incontentabili, ipercritici. Atti 17:11

Tuttavia, per quanto possiamo giudicare dalla storia della Chiesa, lo spirito di rivalità e di amore per gli onori prese il posto dello spirito dell'umile devozione e dell'abnegazione, mentre ben presto la credulità e l'adulazione presero il posto della ricerca Scritturistica; e come risultato i soprintendenti divennero gradualmente dittatoriali, gradualmente pretesero l'uguaglianza con gli apostoli, ecc. finché alla fine non sorse una rivalità tra di loro ed alcuni di loro divennero noti e distinti con il titolo di capi o arcivescovi. Successivamente, una rivalità tra questi arcivescovi portò all'elevazione di uno del loro gruppo alla posizione di papa. E lo stesso spirito da allora ha prevalso in misura maggiore o minore, non solo nel Papato, ma anche tra coloro che sono stati ingannati e indotti in errore dal suo esempio e allontanati dalla semplicità dell'ordinamento primitivo. Di conseguenza, oggi troviamo che una tale organizzazione come quella che si ebbe nella Chiesa primitiva, vale a dire senza un appellativo confessionale e senza gloria, onore e autorità da parte di pochi sui molti e senza una divisione fra clero e laicato, non è considerata minimamente un'organizzazione. Tuttavia, siamo contenti di prender posto fra costoro che non sono stimati, di copiare da vicino l'esempio della Chiesa primitiva e di godere in modo corrispondente simili libertà e benedizioni.

Come gli anziani della Chiesa sono tutti soprintendenti, sorveglianti, guardiani degli interessi di Sion, alcuni localmente ed alcuni in senso vasto e generale, così anche ognuno, secondo il suo talento e la sua abilità, potrebbe servire il gregge, uno come [246] evangelista, se le sue qualificazioni sono idonee e se le sue condizioni gli permettono di andare in giro a predicare la verità ai principianti, a trovare chi ha orecchi per intendere la buona novella, ecc.; un altro potrebbe servire il gregge come pastore (custode), a motivo di qualificazioni speciali di tipo sociale che gli permettono di prendersi cura degli interessi del popolo del Signore personalmente, individualmente, facendo visita alle loro case, incoraggiandoli, rinvigorendoli, tenendoli uniti e difendendoli dai lupi vestiti da pecore pronti ad azzannarli e divorarli. Anche i "Profeti" avevano le loro qualificazioni speciali per il servizio.

La parola "profeta" non è generalmente usata oggi nel senso lato in cui era usata in tempi antichi, ma è piuttosto intesa nel significato di veggente o indovino. La parola profeta, tuttavia, significa strettamente parlando un parlatore pubblico, un oratore. Anche una persona che ha delle visioni oppure che riceve delle rivelazioni può essere un profeta, nel senso di dichiaratore delle medesime; ma i due concetti sono chiaramente distinti. Nel caso di Mosè e di Aronne, Mosè fu il più grande, essendo il rappresentante divino, e il Signore gli disse: "Io ti ho stabilito come un dio (sommamente uno o superiore) per Faraone e Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta", oratore, portavoce. (Es. 7:1) Abbiamo già visto che parecchi degli apostoli erano veggenti nel senso che fu loro concessa la conoscenza di cose future; ora noi osserviamo che erano anche quasi tutti profeti, cioè oratori pubblici, specialmente Pietro e Paolo. Ma c'erano molti altri oratori pubblici o profeti. Barnaba, ad esempio, era uno di essi; e sta scritto: "Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti [oratori pubblici], con molte parole esortarono i fratelli." Atti 15:32

Non c'è nessun cenno nelle Scritture sul fatto che una persona qualsiasi senza le qualificazioni per l'opera da compiere dovrebbe essere considerata designata dal Signore per quella posizione alla quale non ha speciale idoneità; ma piuttosto è un dovere che nel corpo di Cristo ogni membro dovrebbe servire gli altri secondo i propri talenti, secondo le proprie capacità, e che ciascuno dovrebbe essere abbastanza modesto, abbastanza umile, [247] "da non pensare di se stesso più di quanto dovrebbe, ma da pensare con sobrietà", secondo il valore effettivo dei talenti che il Signore gli ha elargito. E la Chiesa non dovrebbe riconoscere quelli fra il suo gruppo che desiderano essere i più grandi sulla base di ciò. Anzi, dovrebbero prendere nota che l'umiltà è uno dei requisiti essenziali per essere considerati anziani o per servire in un campo qualsiasi. Perciò, se due fratelli sembrano avere uguale talento, ma uno è ambizioso e disinvolto e l'altro umile e timido, lo Spirito del Signore, che è lo spirito di sapienza e di mente sana, insegna al popolo del Signore ad apprezzare il fratello più umile come colui che il Signore preferirebbe in modo speciale e desidererebbe porre al posto più rilevante nel servizio.

Sembra meno straordinario il fatto che le "capre" e le pecore che assomigliano alle capre nel gregge del Signore debbano aspirare al comando, piuttosto che il fatto che le vere pecore che riconoscono la voce del Maestro, che conoscono il suo Spirito e che cercano di fare la sua volontà, debbano permettere con docilità che tali capre o pecore che assomigliano alle capre prendano il comando tra di loro. È bene che perseguiamo la pace con tutti gli uomini; ma quando non presteremo attenzione alla Parola e allo Spirito del Signore per amore della pace sarà sicuro che in misura maggiore o minore ci saranno dei risultati dannosi. È bene che tutti abbiamo la natura docile, simile a quella della pecora; ma è anche necessario che le pecore abbiano carattere, altrimenti non potranno essere vincitrici; e se hanno carattere dovranno tenere a mente le parole del Pastore Principale: "Le mie pecore ascoltano la mia voce [obbediscono ad essa] ...e mi seguono", "un estraneo non lo seguiranno ... perché non conoscono la voce degli estranei." (Giovanni 10:5, 27) Quindi è il dovere di ciascuna pecora di prestare attenzione in modo speciale al messaggio e al modo di fare di ogni fratello prima di far sì che venga proposto come soprintendente, sia locale che generale. Dovrebbero prima essere convinti che abbia i requisiti effettivi di un anziano nella Chiesa, che sia solido nelle dottrine fondamentali del Vangelo quali l'espiazione, la redenzione attraverso il sangue prezioso di Cristo e la consacrazione completa a lui, al suo messaggio, ai suoi fratelli, al suo servizio. Dovrebbero avere carità e compassione per i più deboli degli agnelli e per tutte le pecore mentalmente e moralmente zoppe; ma farebbero violenza alle disposizioni divine se [248] scegliessero tali individui per leader o per anziani. Non dovrebbero avere nessuna simpatia per le capre, o per i lupi travestiti da pecora, che fanno di tutto per ottenere posizioni importanti e autorità nella Chiesa.

Si dovrebbe riconoscere che per la Ecclesia è molto meglio fare senza servitori pubblici che avere per leader una "capra" dalla lingua d'oro, che sicuramente non "dirigerebbe i loro cuori verso l'amore di Dio", ma, con seduzione, nei canali sbagliati. Il Signore ha preavvisato la Chiesa su tali individui; l'Apostolo ha descritto questi tali dicendo: "Di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse [dottrine errate, ingannevoli] per trarre i discepoli dietro a sé [per attrarre astutamente seguaci dietro di sé]." L'Apostolo dice che molti seguiranno le loro vie perniciose, e a causa loro la Verità sarà diffamata. Atti 20:30; II Piet. 2:2

Questo è quello che vediamo oggi. Molti stanno predicando di se stessi piuttosto che predicare il Vangelo, la buona novella del Regno; stanno attraendo discepoli dietro di sé e dietro le loro denominazioni anziché attrarli e unirli soltanto al Signore, come membra del suo corpo. Cercano di essere capi delle chiese invece di far sì che tutte le membra rivolgano la loro attenzione direttamente verso il Signore quale Capo. Dovremmo allontanarci da tutti costoro; le vere pecore non dovrebbero dare nessun incoraggiamento alla loro linea di condotta errata. L'Apostolo Paolo parla di costoro come di chi ha la formalità della pietà ma ne ha rinnegato la potenza. (II Tim. 3:5) Sono delle persone estremamente lige per quanto riguarda i giorni, le formalità, le cerimonie, le autorità ecclesiastiche, ecc. e sono tenute in grande stima tra gli uomini, ma sono un'abominazione agli occhi del Signore, dice l'Apostolo. Le vere pecore non debbono solo fare attenzione a riconoscere la voce del vero Pastore e a seguirlo, ma debbono ricordarsi anche di non seguire, di non appoggiare, di non incoraggiare coloro che sono egoisti. Ciascuno che è stimato degno di fiducia nella Chiesa quale Anziano, dovrebbe essere prima conosciuto sufficientemente perché tale fiducia si possa giustificare; per questo l'Apostolo dice: "non un principiante". Un principiante potrebbe recare danno alla Chiesa e potrebbe recare danno anche a se stesso, visto che si potrebbe gonfiare e potrebbe essere in tal modo portato via lontano dal Signore, dallo spirito giusto e dal [249] sentiero stretto che va verso il Regno.

L'Apostolo Paolo* dà consigli molto espliciti riguardo a coloro che potrebbero essere riconosciuti giustamente quali anziani dalla Chiesa e descrive in dettaglio quale dovrebbe essere il loro carattere, ecc. Nella sua lettera a Timoteo su questo argomento (I Tim. 3:1-7) ripete la stessa cosa con un linguaggio leggermente diverso. Rivolgendosi a Tito, che evidentemente era un altro soprintendente generale (Tit. 1:5-11), descrive i loro doveri nei confronti della Chiesa. L'Apostolo Pietro dice su quest'argomento: "Io esorto gli anziani che sono fra voi, io che sono Anziano con loro, ...Pascete il gregge di Dio che è fra voi, prendendone supervisione...non per vile guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati in sorte da Dio, ma essendo gli esempi del gregge." I Piet. 5:1-3

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*I Tim. 3:2; 5:17; I Tess. 5:12; Giac. 5:14
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Dovrebbero essere uomini generosi, uomini dalla vita pura che non hanno più di una moglie; e se hanno figli si dovrebbe notare fino a che punto il genitore ha esercitato un'influenza sana sulla sua famiglia; poiché si dovrebbe dedurre che se è stato negligente nei confronti dei suoi figli, probabilmente non sarebbe saggio oppure sarebbe negligente nei suoi giudizi e nei suoi ministeri generali tra i figli della Ecclesia, la Chiesa. Non deve essere ipocrita o menzognero, né una persona rissosa o litigiosa. Dovrebbe essere una persona che ha una buona reputazione fra le persone che sono al di fuori della Chiesa: non che il mondo amerà o apprezzerà mai giustamente i santi, ma che il mondo non debba almeno avere la possibilità di puntare il dito verso qualcosa di derogatorio nel loro carattere per quanto concerne l'onestà, l'integrità, la moralità, la sincerità. Non c'è nessun limite al numero degli anziani di una Chiesa o Ecclesia.

Oltre alle limitazioni di cui sopra, si richiede che un Anziano sia "capace di insegnare"; cioè deve avere la capacità di insegnare, di spiegare, di esporre il piano divino e quindi di assistere il gregge del Signore con la parola e con la dottrina. Non è essenziale per essere un anziano possedere talento o requisiti da "profeta" o da oratore [250] pubblico; se ne possono trovare vari nella stessa Chiesa con le capacità di insegnamento, con i requisiti pastorali e con quelli di altro tipo propri di un Anziano, eppure c'è la possibilità che non vi sia nessuno con i requisiti di oratore pubblico o di declamatore del piano divino. Si dovrebbe avere fiducia nel Signore perché faccia sorgere tali servitori man mano che ce n'è bisogno e, se non ne viene fornito nessuno, si può forse dubitare che ve ne sia bisogno. Potremmo fare un'osservazione qui sul fatto che alcune delle Ecclesie, delle assemblee o delle congregazioni più fiorenti sono quelle nelle quali non c'è grande talento per l'oratoria in pubblico e nelle quali, di conseguenza, gli studi Biblici sono la norma piuttosto che l'eccezione. Le Scritture mostrano chiaramente che questa era l'usanza anche nella Chiesa primitiva; e che quando si riunivano veniva offerta l'opportunità di esercitare i vari talenti posseduti dalle varie membra del corpo: uno per parlare, altri per pregare, molti, se non tutti, per cantare. L'esperienza sembra mostrare che queste accolte del popolo del Signore che seguono questa regola più scrupolosamente, ricevono il più gran numero di benedizioni e sviluppano i caratteri più forti. Ciò che è semplicemente ascoltato dall'orecchio, per quanto detto bene e per quanto buono sia, non si imprime nel cuore così profondamente come se l'individuo stesso esercitasse la mente in connessione con esso, come avviene invece di sicuro in uno studio Biblico contodotto in modo giusto nel quale tutti dovrebbero ricevere l'incoraggiamento a prendervi parte.

Altri anziani, forse non così abili nell'insegnare, può essere che si trovino nel proprio elemento negli incontri di preghiera e di testimonianza, che dovrebbero essere una caratteristica tra le varie assemblee del popolo del Signore. Colui che si trova in possesso di un buon talento per l'esortazione dovrebbe esercitare quel talento piuttosto che lasciarlo dormire mentre cerca di esercitare un talento che non possiede in nessun grado speciale. L'Apostolo dice: "colui che esorta che serva esortando", che dia la sua capacità e il suo servizio in quella direzione: "colui che insegna [che ha il talento per l'esposizione, per rendere chiara la Verità] che rivolga la sua attenzione all'insegnamento".

[251] Come la parola vescovo o soprintendente ha una vasta gamma di significati, così è anche per la parola pastore. Nessuno eccetto un Anziano è competente ad essere un pastore oppure un soprintendente o un custode. Un pastore, oppure un custode in un gregge, è un soprintendente del gregge; le due parole sono praticamente sinonimi. Il Signore Geova è il nostro Pastore o Custode nel senso più ampio della parola (Sal. 23:1) e il suo Figlio Unigenito, nostro Signore Gesù, è il grande Custode e Vescovo (soprintendente) delle nostre anime, per tutto il gregge, in ogni luogo. I soprintendenti generali e i "Pellegrini" sono tutti custodi o pastori che badano agli interessi del gregge nel suo insieme; ed ogni Anziano locale è un pastore, custode, soprintendente in una capacità locale. Si vedrà, poi, che gli anziani nella Chiesa dovrebbero prima di tutto possedere qualificazioni generali che li rendano atti ad appartenere al gruppo degli anziani e, in secondo luogo, che le loro qualificazioni naturali speciali dovrebbero determinare in quale parte del servizio possono servire meglio la causa del Signore: alcuni in connessione con l'opera relativa alla predicazione del Vangelo ed altri in connessione con l'opera pastorale tra le pecore già evangelizzate, già consacrate, già nell'ovile; alcuni localmente ed alcuni in un campo più ampio.

Leggiamo: "Lasciate che gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni del doppio onore, specialmente quelli che faticano nella predicazione e nell'insegnamento." (I Tim. 5:17, 18) Sulla forza di queste parole la chiesa nominale ha edificato una classe di Anziani Governanti; ha anche affermato per gli anziani una posizione di governo o d'autorità, se non dittatoriale, tra i fratelli. Tale definizione di "governo" è contraria a tutte le presentazioni che le Scritture fanno di tale punto. Timoteo, che occupava la posizione di un soprintendente generale, o Anziano, ricevette istruzioni dall'Apostolo in questo senso: "Non rimproverare un Anziano, ma esortalo come un fratello", ecc. "Il servitore del Signore non deve essere combattivo, ma deve essere mite verso tutti gli uomini." Niente certamente qui sanziona un governo autocratico o un modo di comportarsi dittatoriale; i requisiti principali di coloro che sono riconosciuti come anziani debbono essere la mitezza, la mansuetudine, la tolleranza, la benevolenza fraterna, l'amore. Debbono essere in ogni senso della parola esempi per il [252] gregge. Se, dunque, saranno dittatoriali, l'esempio dato al gregge sarà quello secondo cui tutti dovranno essere dittatoriali; ma se saranno miti, tolleranti, pazienti, mansueti e pieni d'amore, allora l'illustrazione fatta a tutti sarà conforme a ciò. Un'interpretazione più letterale del passo preso in considerazione mostra che esso intende dire che si dovrebbe accordare l'onore agli anziani in proporzione di quanta fedeltà mostrano alle responsabilità del servizio che hanno accettato. Pertanto, potremmo interpretare quel passo così: "Facciamo in modo che gli insigni anziani siano considerati degni di doppio onore, specialmente quelli che si impegnano profondamente con un lavoro faticoso a predicare e a insegnare."

Diaconi, Ministri, Servitori

Come la parola vescovo significa semplicemente soprintendente e non significa in nessun senso della parola un signore o maestro, sebbene pian piano questa parola sia stata malintesa dal popolo in tal senso, così è avvenuto anche per la parola diacono, che letteralmente significa servitore o ministro. L'Apostolo si riferisce a se stesso e a Timoteo come a "ministri di Dio". (II Cor. 6:4) La parola tradotta qui come ministri viene dal greco diakonos che significa servitori. L'Apostolo dice ancora: "La nostra capacità viene da Dio, che ci ha anche resi capaci d'essere ministri del Nuovo Testamento." (II Cor. 3:5, 6) Anche qui la parola greca diakonos è tradotta ministri e significa servitori. Infatti  l'Apostolo dichiara che egli e Timoteo erano diaconi (servitori) di Dio e diaconi (servitori) del Nuovo Testamento: il Nuovo Patto. Si può vedere allora che tutti i veri anziani nella Chiesa sono perciò diaconi o servitori di Dio, della Verità e della Chiesa, altrimenti non dovrebbero essere riconosciuti affatto come anziani.

Non desiderimo dare l'idea che non si sia verificata nessuna distinzione nella Chiesa primitiva per quanto concerne il servizio. Anzi è proprio il contrario. Quello che cerchiamo di dire è che anche gli apostoli e i profeti che erano anziani nella Chiesa erano tutti diaconi, o servitori, proprio come nostro Signore ha dichiarato: "Il maggiore fra voi sia il vostro servitore [diakonos]." (Mat. 23:11) Il carattere e la fedeltà del servitore [253] dovrebbe contrassegnare il grado di onore e di stima che dovrebbe essere reso a chiunque nelle ecclesie della Nuova Creazione. Come c'erano servitori nella Chiesa non qualificati in quanto a talenti, ecc., ai fini del riconoscimento come anziani, perché meno adatti all'insegnamento o perché con meno esperienza, così, a parte le eventuali cariche assegnate dalla Chiesa, gli apostoli e i profeti (maestri) in varie occasioni scelsero alcuni come loro servitori o assistenti o diaconi; come, per esempio, quando Paolo e Barnaba erano insieme ebbero Giovanni Marco per un certo periodo come loro servitore o aiutante. Ancora, quando Paolo e Barnaba si separarono, Barnaba prese Giovanni con sé, mentre Paolo e Sila presero con sé Luca come servitore o aiutante. Questi aiutanti non si consideravano uguali agli apostoli, né come uguali nel servizio ad altri dotati di talento ed esperienza superiori ai loro; ma godettero del privilegio di essere assistenti e servitori sotto la direzione di coloro che essi riconoscevano come servitori di Dio e della Verità qualificati e accettati. Non c'era bisogno che fossero scelti dalla Chiesa per un tale servizio agli apostoli; come la Chiesa sceglieva i suoi servitori o i suoi diaconi, così gli apostoli si sceglievano i loro. Non era una questione di costrizione, ma di opzione. Giovanni e Luca, si può presumere, considerarono che avrebbero potuto servire il Signore meglio in questa maniera piuttosto che forse in qualche altra maniera a loro disposizione e quindi fu di loro libera scelta e senza porre la minima limitazione che accettarono, come avrebbero potuto pure rifiutare di prestare quel servizio ed essere ugualmente nel giusto, se avessero creduto di poter usare i propri talenti più fedelmente in qualche altro modo.

Ciò nonostante, questa parola diacono si applica nel Nuovo Testamento ad una classe di fratelli utili come servitori del corpo di Cristo e onorati di conseguenza, ma non così ben qualificati come altri per la posizione di anziani. Tuttavia, la loro scelta proprio così ad un servizio speciale nella Chiesa comportava un buon carattere, fedeltà alla Verità e zelo per il servizio del Signore e del suo gregge. In tal modo nella Chiesa primitiva, [254] quando fu predisposta la distribuzione del cibo, ecc., per i poveri del gregge, gli apostoli dapprima se ne occuparono essi stessi; successivamente, però, quando si sollevò il mormorio e si cominciò a dire che alcuni erano trascurati, gli apostoli affidarono la questione ai credenti, alla Chiesa, dicendo: "Scegliete fra di voi uomini che siano in grado di svolgere questo servizio e noi dedicheremo il nostro tempo, il nostro sapere e i nostri talenti al ministero della Parola." Atti 6:2-5

Si ricorderà che furono scelti sette servitori, o diaconi, e che tra questi sette ci fu Stefano, che più tardi divenne il primo martire, in quanto ebbe l'onore di essere il primo a camminare nelle orme del Maestro fino alla morte. Il fatto che Stefano fosse stato scelto dalla Chiesa come diacono non gli impedì in nessun senso del termine di predicare la Parola in tutti i modi in cui se ne presentava l'opportunità. In tal modo vediamo la perfetta libertà che prevaleva nella Chiesa primitiva. L'intera assemblea, riconoscendo i talenti di qualsiasi membro del corpo, poteva richiedergli di rendere un servizio; ma la sua richiesta e l'accettazione da parte delle persone non era in nessun modo una sottomissione: non gli impediva in nessun modo di usare i propri talenti in qualunque altro modo nel caso se ne fosse presentata l'opportunità. Stefano, il diacono, fedele nel servire alle mense, nell'occuparsi di faccende finanziarie per l'assemblea, ecc., fu benedetto dal Signore e gli furono concesse opportunità per l'esercizio del suo zelo e dei suoi talenti in una maniera più pubblica quando predicò il Vangelo, dimostrando così attraverso la sua carriera che il Signore lo riconosceva come un Anziano nella Chiesa prima che i suoi fratelli ne scorgessero le capacità. Senza dubbio se fosse vissuto più a lungo anche i fratelli avrebbero scorto i suoi requisiti da Anziano e da persona che sa esporre la Verità e lo avrebbero così riconosciuto.

Tuttavia, il punto che vogliamo inculcare è la completa libertà di ciascun individuo nell'uso dei propri talenti così come ne è capace, come evangelista, sia per incarico diretto dell'Ecclesia della Nuova Creazione o meno. (Stefano non sarebbe stato competente a insegnare nella Chiesa, tuttavia, a meno che non fosse stato scelto [255] dalla Chiesa per quel servizio.) Questa libertà assoluta della coscienza e dei talenti individuali e l'assenza di qualsiasi sottomissione o di qualsiasi autorità che possa porre restrizioni è una delle spiccate caratteristiche della Chiesa primitiva che facciamo bene a copiare in spirito e in opere. Come la Chiesa ha bisogno di anziani qualificati e competenti per insegnare ed evangelisti per predicare, così ha bisogno di diaconi per servire in altre capacità come uscieri, tesorieri o cose del genere. Costoro sono servitori di Dio e della Chiesa e sono onorati di conseguenza; gli anziani sono servitori, sebbene il loro servizio sia riconosciuto come un servizio di ordine superiore: lavoro riguardo alla parola e alla dottrina.

Maestri nella Chiesa

Come abbiamo appena visto, l'“idoneità all'insegnamento” è una qualificazione necessaria per la posizione o per il servizio degli anziani nella Chiesa. Potremmo moltiplicare le citazioni tratte dalle Scritture per mostrare che S. Paolo si classificò non solo come apostolo, come anziano e servitore, ma anche come maestro "non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito". (I Cor. 2:13) Egli non fu un maestro di lingue né di matematica né di astronomia né di un'altra scienza, con l'eccezione dell'unica grande scienza alla quale il Vangelo del Signore , o la buona novella, si riferisce. Questo è il significato delle parole dell'Apostolo or ora citate; ed è bene che tutti quelli che appartengono al popolo del Signore lo tengano ben in mente. Non solo coloro che insegnano e predicano, ma anche coloro che ascoltano debbono badare che non sia la sapienza umana a venir proclamata, ma la sapienza divina. In tal senso l'Apostolo esorta Timoteo: "Predica la Parola." (II Tim. 4:2) "Ordina queste cose e insegnale."(I Tim. 4:11) "Queste cose insegna e ad esse esorta." (I Tim. 6:2) Andando ancora più avanti l'Apostolo indica che tutti coloro che appartengono alla Chiesa come pure gli anziani dovrebbero badare che i maestri di false dottrine e i maestri di filosofia e di "scienza, chiamata falsamente in tal modo" non siano riconosciuti come maestri della Chiesa. La raccomandazione dell'Apostolo è: "Se qualcuno insegna diversamente" ecc., [256] scostati, non offrire appoggio a ciò che è un altro Vangelo diverso da quell'unico vangelo che voi avete ricevuto, che vi è stato dato da coloro che hanno predicato il Vangelo a voi con lo Spirito santo sceso dal cielo. I Tim. 6:3-5; Gal. 1:8

Ci sono alcuni, tuttavia, che sono competenti nell'insegnamento, capaci di rendere chiaro agli altri il messaggio divino in modo privato, che non hanno abilità oratorie, di parlare in pubblico, di "profetizzare". Coloro che sanno dire in privato una parola per il Signore e per la sua causa non debbono essere scoraggiati; ma, anzi, debbono essere incoraggiati ad usare ogni opportunità per servire coloro che hanno orecchi per intendere e per rivelare le lodi del nostro Signore e Re. Allora, di nuovo, dobbiamo distinguere tra "insegnare e predicare". (Atti 15:35) La predicazione consiste nel discorrere in pubblico; l'insegnamento si può svolgere meglio generalmente in una maniera più privata, in una lezione sulla Bibbia oppure durante una conversazione privata, e i predicatori più dotati, gli oratori pubblici o i "profeti" hanno scoperto a volte che la loro opera pubblica prospera meglio allorché è corredata abilmente dai discorsi meno pubblici, dalle spiegazioni più private delle cose profonde che riguardano Dio fatte ad un gruppo più ristretto.

Il dono dell'evangelista, il potere di stimolare i cuori e le menti degli uomini all'indagine della Verità, è un dono speciale non posseduto da tutti oggi non più di quanto succedesse nella Chiesa primitiva. Per di più, le condizioni essendo mutate hanno mutato più o meno il carattere di quest'opera, a tal punto che oggi troviamo che in conseguenza dell'istruzione generale tra le persone, l'opera di evangelizzazione può essere svolta in larga misura mediante la pagina stampata. Oggigiorno molti sono impegnati in quest'opera: disseminando brani e distribuendo, quali venditori ambulanti, serie di STUDI SULLE SCRITTURE. Il fatto che questi evangelisti stiano lavorando con delle linee di azione adattate ai nostri giorni invece che con delle linee di azione adattate al passato non è un problema per quest'opera più di quanto non lo sia il fatto che essi viaggiano con i mezzi a vapore e a elettricità invece che andare a piedi o sui cammelli. L'evangelizzazione si verifica mediante la presentazione della Verità: il piano divino [257] delle età, la Parola di Dio, la "buona novella della grande gioia". A nostro parere, non c'è nessun'altra attività riguardante la predicazione del Vangelo che stia riscuotendo un successo così grande come questa. E ci sono molti che hanno il talento, i requisiti, per impegnarsi in questo servizio , i quali non sono preparati per impegnarsi in altri settori di quest'opera: molti lavoratori che non sono ancora andati nella vigna e per i quali stiamo continuamente pregando il Signore della messe di inviarli, di concedere loro i privilegi e le opportunità di impegnarsi in questo ministero della predicazione del Vangelo.

Quando Filippo, l'evangelista, ebbe fatto ciò che poteva per il popolo della Samaria, furono inviati lì Pietro e Giovanni. (Atti 8:14) E così i nostri venditori ambulanti di testi biblici che si dedicano alla predicazione del Vangelo, dopo aver stimolato le menti pure dei loro ascoltatori, presentano loro gli Studi sulle Scritture quali maestri da cui trarre ulteriore insegnamento riguardo alla via del Signore. Come Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni, così i messaggeri e i rappresentanti del Signore, scrissero epistole alla famiglia della fede, e nel far ciò custodirono il gregge, lo consigliarono, incoraggiarono, così ora il materiale stampato che riguarda la verità visita gli amici, personalmente e collettivamente, regolarmente al fine di confermare la loro fede e di formare e di fissare i loro caratteri secondo le linee di condotta stabilite dal Signore e dai suoi apostoli.

Molti dovrebbero essere capaci di insegnare

L'Apostolo scrisse ad alcuni: "Per ragioni di tempo [siete stati nella Verità] dovreste essere maestri, ma [in conseguenza di mancanza di zelo per il Signore e di spirito di mondanità] avete bisogno che uno vi insegni di nuovo i primi elementi degli oracoli di Dio." (Ebr. 5:12) Ciò implica che in senso generale, almeno, la Chiesa intera, il sacerdozio intero, i membri della Nuova Creazione, debbano diventare abili nella Parola del Padre al punto tale da essere "sempre pronti a rispondere ad ogni uomo che domanda [258] ragione della speranza che è in loro, con dolcezza e rispetto". (I Piet. 3:15) In tal modo vediamo sempre che l'insegnamento, considerato dal punto di vista Scritturistico, non è limitato  a una classe clericale; che ogni membro della Nuova Creazione è un membro del Sacerdozio Regale "unto per predicare", e pertanto completamente autorizzato a dichiarare la buona novella a coloro che hanno orecchi per capire: ognuno secondo la propria capacità di presentarla in modo fedele e limpido. Ma ecco che arriva un'altra affermazione singolare fatta da un altro Apostolo:

"Fratelli, non siate molti a far da maestri"
 Giacomo 3:1 

Cosa significa ciò? L'Apostolo risponde dicendo: "Sapendo che ne riceverete un giudizio più severo", sapendo che le tantazioni e le responsabilità aumentano entrambe con ogni ulteriore grado di eminenza nel corpo di Cristo. L'Apostolo non esorta a non diventare nessuno maestro, ma ricorda a ciascuno di coloro che credono da soli di possedere qualche talento per l'insegnamento che è cosa da persona responsabile impegnarsi in qualunque misura ad essere portavoci di Dio e ad accertarsi che non una parola venga pronunciata che travisi il carattere e il piano divino, disonori così Dio e rechi anche danno a coloro che possano udirla.

Sarebbe bene per la Chiesa se tutti riconoscessero e obbedissero a questo consiglio, a questa sapienza che viene dall'alto. Ci potrebbe essere meno insegnamento di quanto ce ne sia ora; tuttavia l'effetto sia sui maetri che sugli alunni sarebbe non solo una riverenza maggiore per il Signore e per la Verità, la sua Parola, ma una maggiore assenza di errori che portano alla confusione. In questo senso, le parole del nostro Maestro implicano che avranno una parte nel Regno alcuni i cui insegnamenti non sono stati in completo accordo con il piano divino; ma che il risultato che ne seguirà sarà una posizione nel Regno inferiore a quella che si sarebbe potuta raggiungere se si fosse prestata più attenzione all'insegnamento di nient'altro che il messaggio divino. Le Sue parole sono: "Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti ed avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel Regno dei Cieli." Mat. 5:19 [259]

"Non avete bisogno che alcuno v'insegni"

"L'unzione che avete ricevuta da lui dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno vi insegni; ma siccome l'unzione sua vi insegna ogni cosa, ed è verace, e non è una menzogna, dimorate in lui come essa vi ha insegnato."

"Voi avete un'unzione dal santo e conoscete ogni cosa." I Giov. 2:27, 20

Considerato il fatto che molti sono i passi scritturistici che incoraggiano la Chiesa ad apprendere, a crescere in grazia e conoscenza, ad edificarci a vicenda nella fede santissima e ad aspettarci che il Signore faccia sorgere apostoli, profeti, evangelisti, maestri, ecc., quest'affermazione fatta dall'Apostolo Giacomo sembra molto singolare a meno che non sia capita nel modo giusto. Per parecchi è stato uno scoglio, sebbene si possa stare sicuri che il Signore non ha permesso che nessuno di coloro, i cui cuori siano stati nell'atteggiamento giusto verso di lui, fosse danneggiato da esso. Il tenore prevalente delle Scritture in senso opposto, riga dopo riga e precetto dopo precetto, non meno delle esperienze di vita, sono sufficienti a convincere ogni persona dalla mente umile che c'è qualcosa di radicalmente errato nella traduzione di questo passo o nelle idee che se ne traggono generalmente. Coloro che sono danneggiati sono generalmente persone che riflettono molto su se stesse, la cui presunzione le porta ad avanzare la richiesta al Signore che le tratti in maniera diversa e distinta da tutto il resto della Nuova Creazione. Tuttavia, questo è assolutamente in contraddizione con l'insegnamento generale delle Scritture secondo cui il corpo è uno e ha molte membra unite nell'uno; e che il nutrimento fornito viene trasportato a ciascun membro del corpo per la sua nutrizione e fortificazione mediante o insieme alle altre membra. In tal modo il Signore ha inteso rendere il suo popolo interdipendente l'uno dall'altro al fine di non avere nessuno scisma nel corpo; ed è a tal fine che ci ha esortato attraverso l'Apostolo a non trascurare l'assemblea fra di noi tutti insieme, ma invece a ricordarci che è particolarmente contento di incontrarsi con l'Ecclesia, il corpo, in ogni luogo, anche se si tratta di un piccolo numero di persone come "due o tre che si riuniscono insieme" nel suo nome.

Esaminando il testo troviamo che l'Apostolo sta confutando un errore prevalente [260] ai suoi tempi: un grave errore che, in nome della Verità, in nome del Cristianesimo, in nome dell'essere discepoli del Signore, stava rendendo virtualmente nulla l'intera rivelazione. Dichiarò che questo sistema erroneo non faceva parte della vera Chiesa o delle sue dottrine, ma, anzi, dell'anticristo, o opposto a Cristo anche se afferma di averne il nome; e in tal modo agisce sotto falso nome. Dice parlando di costoro che "se ne sono andati da noi perché non facevano parte di noi [o non erano mai stati veri Cristiani o avevano smesso di esserlo]; poiché se avessero fatto parte di noi, sarebbero rimasti con noi". Indica il loro errore; vale a dire che le profezie di un Messia erano simboliche e che non si sarebbero dovute mai compiere attraverso l'umanità; dichiarò che questa era una negazione completa dell'affermazione del Vangelo secondo cui il Figlio di Dio si fece carne, fu unto come il Messia al battesimo dallo Spirito santo e ci redense.

Il pensiero dell'Apostolo è che chiunque diventa Cristiano, chiunque capisce il piano divino in qualche misura, deve avere davanti a sé prima il fatto che egli e gli altri sono stati tutti peccatori ed hanno tutti avuto bisogno di un Redentore; in secondo luogo, il fatto che Gesù, l'Unto, li ha redenti col sacrificio della sua propria vita. Inoltre l'Apostolo dichiara che essi non hanno nessun bisogno che qualcuno insegni loro questa verità di base. Essi non potrebbero essere affatto Cristiani e giacere contemporaneamente nell'ignoranza di questo elemento fondamentale della religione Cristiana: che Cristo è morto per i loro peccati secondo le Scritture e che è risuscitato per la loro giustificazione; e che la nostra giustificazione e, di conseguenza, la nostra santificazione e speranza di gloria dipendono tutte dal fatto e dal valore del sacrificio di Cristo fatto a nome loro. Indica che sebbene possa essere stato possibile avere fiducia e credere nel Padre senza credere nel Figlio prima che il Figlio fosse manifestato, ora tuttavia, chiunque nega il Figlio di Dio nega con ciò il Padre; e nessuno può riconoscere il Figlio di Dio senza riconoscere allo stesso tempo il Padre e il piano del Padre, di cui egli è il centro e l'esecutore.

Così, allora, oggi possiamo vedere esattamente quello che l'Apostolo voleva dire; vale a dire che chiunque è nato dallo Spirito santo deve prima essere stato un credente nel [261] Signore Gesù; che egli fu l'Unigenito del Padre; che egli fu manifestato nella carne; che egli fu santo, innocuo e distinto dai peccatori; che egli dette se stesso come nostro riscatto; e che il sacrificio fu accettato dal Padre e testimoniato dalla sua risurrezione per essere il glorioso Re e Liberatore. Senza questa fede nessuno potrebbe ricevere lo Spirito santo, l'unzione; di conseguenza, chiunque ha l'unzione non ha bisogno che perda tempo a discutere con qualcuno ulteriormente sulla domanda fondamentale se Gesù fu o meno il Figlio di Dio; se fu o meno il Redentore; se fu o meno il Messia unto che compirà al tempo opportuno di Dio le preziose promesse delle Scritture. La stessa unzione che abbiamo ricevuto, se dimora in noi, ci farà certi della verità di queste cose: "Proprio come vi ha insegnato dovete dimorare in lui." Chiunque non dimora in lui, nella Vite, è, come il ramo reciso, sicuro che seccherà; chiunque dimora in lui è sicuro che dimorerà anche nel suo Spirito e non può negarlo.

"Voi avete un'unzione dal santo e tutti voi lo sapete." (Diaglott) Lo Spirito santo fu tipificato durante tutto l'ordinamento Ebraico dall'olio santo che, versato sul capo del Sommo Sacerdote, scorreva su tutto il corpo; così chiunque fa parte del corpo di Cristo è sotto l'unzione, sotto l'influsso dello Spirito e dovunque è lo Spirito del Signore, esso è untuoso, soave, lubrificativo. La sua tendenza è quella di perseguire la pace con tutti gli uomini per quanto possibile e per quanto sarà permesso dalla fedeltà alla giustizia.  È contrario alla frizione: alla rabbia, alla malizia, all'odio, alla discordia. Coloro che sono sotto la sua influenza sono felici di apprendere dal Signore e, lontani dal questionare con il suo piano e la sua rivelazione, sono pronti a concordare pienamente con essi e, di conseguenza hanno la lubrificazione promessa: l'unzione, la soavità, la pace, la gioia, la santità della mente.

Coloro che hanno ricevuto lo Spirito del Signore in questo senso della parola, portando pace, gioia e armonia nei loro cuori, sanno che hanno ciò come risultato delle [262] relazioni del Signore con essi e sanno che hanno ricevuto tutto ciò perché hanno creduto al Signore Gesù e lo hanno accettato come l'Unto. Questa unzione, pertanto, è un'evidenza non solo per loro stessi ma, in misura considerevole, un'evidenza per gli altri che essi sono membra del corpo di Cristo; mentre coloro che sono privi di questa pace e di questa gioia e i cui cuori sono ripieni di malizia, di discordia, di odio, di litigi, liti e controversie sono privi certamente dell'evidenza dell'unzione, della lubrificazione, della soavità che accompagna lo Spirito del Signore. Vero, non siamo tutti uguali e la soavità non si può manifestare negli affari esterni della vita subito per tutti con la stessa rapidità; ma molto presto nell'esperienza Cristiana questa soavità si dovrebbe riscontrare nel cuore come una prova che siamo stati con Gesù, che abbiamo imparato da lui, abbiamo ricevuto il suo Spirito ed entro poco tempo ciò dovrebbe cominciare ad essere evidente agli altri nella vita di tutti i giorni.

Vediamo, allora, che niente nelle Scritture si oppone al tenore generale della Parola del Signore riguardo alla necessità di maestri e al bisogno di apprendere il pensiero del Signore per mezzo di essi. Non che riteniamo che Dio sia dipendente dai maestri e che egli non possa istruire, edificare e costituire le membra della Nuova Creazione in altri modi o con altra agenzia; ma perché la sua Parola dichiara che questo è il suo mezzo e la sua agenzia, il suo metodo per istruire e costituire la Chiesa, il corpo di Cristo affinché non vi sia nessuno scisma nel corpo e ogni membro possa imparare ad essere comprensivo verso tutti gli altri membri, a cooperare con loro e ad assisterli.

Abbiamo già considerato il fatto che questi maestri non si debbono ritenere infallibili ma che le loro parole debbono essere pesate e misurate con standard divini: le parole del Signore, degli apostoli e dei santi profeti dell'ordinamento passato, che parlarono e scrissero sotto la spinta dello Spirito santo per ammonirci, sui quali sono piombate le conclusioni dell'età. Ora richiamiamo l'attenzione alla dichiarazione dell'Apostolo: "Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l'ammaestra." Gal. 6:6

"Colui che viene ammaestrato" e "Colui che ammaestra"

Questo brano scritturale, in sintonia con tutti gli altri, ci mostra che Dio intese istruire il suo popolo facendo sì che si ammaestrassero a vicenda; e che perfino il più umile del suo gregge pensasse da sé e pertanto sviluppasse una fede individuale come pure un carattere individuale. Ahimè, che questa questione importante sia così trascurata generalmente tra coloro che nominano il nome di Cristo! Questo brano scritturale riconosce il maestro e gli alunni; ma gli alunni debbono sentirsi liberi di comunicare, di far sapere ai maestri qualsiasi cosa di cui si accorgano e che sembri riguardare la matteria che si discute, non come chi voglia fare da maestro ma come studente intelligente che si rivolge a uno studente fratello anziano. Non debbono essere delle macchine, né debbono avere paura di comunicare; invece, facendo domande, richiamando l'attenzione su quelle cose che sembrano loro essere degli usi sbagliati della Scrittura o cose del genere, essi debbono fare la loro parte per mantenere il corpo di Cristo e i suoi insegnamenti puri: quindi debbono essere critici; e invece di scoraggiarsi nel farlo, invece di sentirsi dire che non debbono criticare il maestro o mettere in dubbio le sue esposizioni, essi sono, viceversa, stimolati a comunicare, a criticare.

Tuttavia, non dobbiamo supporre che il Signore volesse incoraggiare qualche spirito ipercritico, o dalla disposizione combattiva e criticona. Tale spirito  è completamente opposto allo Spirito santo, e non solo, ma sarebbe molto dannoso; poiché chiunque sia in uno stato d'animo di avere un dibattito propone un caso ipotetico o presunto che egli non crede che sia la Verità, e lo faccia semplicemente con lo scopo di confondere l'avversario, per avere un "dibattito", ecc. è sicuro che sarà danneggiato come pure sarà abbastanza sicuro che danneggi altri con una tale linea d'azione. L'onestà nei confronti della Verità è un elemento essenziale principale per progredire in essa: opporre ciò che uno crede che sia la Verità e sostenere anche solo se momentaneamente che ciò in cui uno crede sia errore, fare ciò "per gioco" o per qualsiasi altra ragione, sarà sicuramente offensivo al Signore e porterà qualche punizione giusta. Ahimè, quanti hanno cominciato a "vedere solo ciò che si poteva dire" contro una posizione che essi credevano fosse la Verità e sono rimasti impigliati, completamente attratti e accecati [264] procedendo per questo cammino! Oltre al Signore, la Verità è la cosa più preziosa di tutto il mondo; non è qualcosa da prendere alla leggera, con cui giocare; e chiunque è negligente a questo riguardo, soffrirà egli stesso dei danni. Vedere II Tess. 2:10, 11.

È giusto osservare che la parola "comunicare" è una parola dalla vasta accezione ed include non solo la comunicazione per quanto concerne i pensieri, i sentimenti, ecc., ma può anche significare che colui che viene ammaestrato e che riceve i benefici spirituali dovrebbe essere contento di comunicare in qualche modo in supporto di coloro che ammaestrano, dando al Signore, ai fratelli, alla Verità, il frutto del proprio lavoro e dei propri talenti. E questa è la vera essenza della disposizione santa della Nuova Creazione. Nel periodo iniziale dell'esperienza Cristiana, ciascuno impara il significato delle parole del Maestro: "È più benedetto dare che ricevere" e, quindi, tutti coloro che hanno questo spirito sono veramente contenti di dare le cose terrene nel servizio della Verità e ciò nella misura in cui ricevono benedizioni spirituali in cuori buoni ed onesti. La domanda di come dare e della sapienza che deve essere praticata, sarà considerata più avanti, in un altro capitolo.

Il campo d'azione della donna nella Chiesa

Sotto qualche aspetto si potrebbe considerare meglio questo argomento dopo aver esaminato il rapporto generale dell'uomo e della donna nell'ordine divino; ma in un senso importante questo è il luogo appropriato per la sua presentazione; gli altri punti di vista concomitanti, che verranno esposti più avanti, crediamo che saranno trovati convalidanti di ciò che presenteremo ora.

Niente è più chiaro del fatto che il sesso è ignorato dal Signore nella selezione della sua Ecclesia della Nuova Creazione. Sia i maschi che le femmine sono battezzati nell'appartenenza all'unico corpo del quale Gesù è il Capo. Entrambi sono dunque ugualmente eleggibili a far parte della Prima Risurrezione e della sua gloria, del suo onore e della sua immortalità, alla condizione generale: "se soffriamo con lui regneremo anche con lui". Entrambi sono stati nominati con onore da nostro Signore e dagli apostoli [265] con i termini più calorosi. Pertanto, ogni limitazione posta sulla femmina in quanto al carattere e alla misura del servizio del Vangelo, deve essere intesa come appartenente semplicemente al tempo presente, mentre si è ancora nella carne; e deve essere spiegata in qualche altro modo che non sia una presunta preferenza divina per i maschi. Tenteremo di mostrare che le discriminazioni tra i sessi sono in termini simbolici e tipici: perché l'uomo simboleggia Gesù Cristo, il Capo della Chiesa, mentre la donna simboleggia la Chiesa, la Sposa, sotto il Capo divinamente designato.

L'amore di nostro Signore per sua madre, per Marta e Maria e per tutte le altre "donne onorabili che lo servirono con i loro beni" è molto evidente dai documenti, anche se si mette da parte l'affermazione diretta che egli le "amò" (Giov. 11:5); eppure quando scelse i suoi dodici apostoli e più tardi i "settanta", non ne ha inclusa nessuna. Non possiamo neppure supporre che questa sia stata una svista, come non fu per una svista che i membri femminili della tribù di Levi furono ignorati in precedenza per più di sedici secoli, per quanto concerneva i servizi pubblici. Né possiamo spiegare la questione supponendo che le persone amiche di nostro Signore di sesso femminile non fossero sufficientemente istruite perché egli se ne servisse; poiché, fra quelli che furono scelti, la documentazione dice che si capiva facilmente che "essi erano uomini ignoranti e non istruiti". Quindi dobbiamo concludere che è stato per intenzione divina che, tra i "fratelli", soltanto i maschi venissero scelti per essere servitori pubblici speciali e ambasciatori del Vangelo. E qui, si noti, che questo ordinamento divino è il contrario del metodo del grande Avversario che, sebbene pronto a servirsi sia dell'uno che dell'altro sesso, ha sempre trovato la donna il suo rappresentante più efficace.

La prima donna fu la prima ambasciatrice di Satana, e pure di successo, nel trarre in inganno il primo uomo e far precipitare l'intera razza nel peccato e nella morte. Le streghe del passato e le medium spiritualiste, "Scienziate Cristiane" dei nostri giorni, sono tutte evidenze in questo stesso senso della propaganda di Satana mediante le donne, evidenze forti quasi come la propaganda divina mediante gli uomini. Inoltre, il [266] programma divino va completamente contro la tendenza naturale di tutti gli uomini di stimare in modo speciale le donne in materia di religione: di accreditare al sesso un grado più elevato di purezza, di spiritualità, di comunione con Dio. Questa tendenza è considerevole nei documenti del passato come pure nel presente, come manifestato dalla dea Egiziana Iside, la dea Assira Astaroth, la dea Greca Diana, e Giunone, Venere, Bellona, e la Mariolatria che per secoli come pure oggi domina per completo due terzi di coloro che affermano di chiamarsi col nome di Cristo nonostante la designazione più esplicita dell'uomo quale portavoce e rappresentante del Signore nella sua Chiesa.

A parte il suo significato simbolico, la Parola del Signore non ci offre informazioni sull'esistenza di altre ragioni per la distinzione dei sessi e le nostre supposizioni al riguardo possono o non possono essere corrette: tuttavia, a nostro parere, alcune delle qualità dell'animo e della mente che si combinano nei tipi più nobili di donna, non la rendono adatta ai servizi religiosi pubblici. Per esempio, per natura la donna è, fortunatamente, piena di desiderio di piacere e di vincere l'approvazione e la lode. Questa qualità è una benedizione inestimabile nella casa, che porta alla preparazione delle numerose bontà della tavola e decorazioni attraenti per la casa che distinguono una casa dagli appartamenti di anziane donne non sposate o di anziani scapoli. La vera moglie è contenta quando cerca di far contenta la famiglia e gode delle loro manifestazioni di apprezzamento dei suoi sforzi: i cibi cucinati, ecc. e non le si dovrebbero mai negare gli encomi che le sono sicuramente dovuti, che la sua natura desidera intensamente e che sono assolutamente essenziali alla sua salute e al suo progresso.

Ma, se la donna viene tolta dalla sua sfera, così vasta e così importante tanto che il poeta disse bene di lei: "La mano che dondola la culla è la mano che governa il mondo", se ella va davanti al pubblico come conferenziera o maestra o scrittrice, si mette in una posizione di grande pericolo; poiché parecchie peculiarità del suo sesso (una delle quali abbiamo menzionato) che contribuiscono a farla una donna vera e attraente per veri uomini contribuiranno in condizioni non naturali a distruggere il suo essere donna, [267] rendendola "mascolina". La natura ha stabilito i confini e i limiti dei sessi non solo per quanto riguarda la forma fisica e la capigliatura ma ugualmente per le qualità del cuore e della testa, adattando l'uno all'altra così intimamente che qualsiasi interferenza con le leggi di lei o qualsiasi indifferenza verso di esse causerà di sicuro dei danni alla fine, per quanto i cambiamenti possano momentaneamente sembrare benefici.

La qualità di approvatività che la natura così abbondantemente ha elargito su di lei e che giustamente praticata è così di aiuto a lei, alla sua casa e alla sua famiglia, è quasi certo che diventi una trappola per lei se praticata verso il pubblico, alla ricerca dell'approvazione della Chiesa o del mondo. L'ambizione a brillare, ad apparire più saggia e più capace degli altri, è un pericolo che assale tutti di fronte all'occhio pubblico e, senza dubbio, ha disorientato molti uomini che sono diventati boriosi e così sono caduti in una trappola dell'Avversario: ma la femminilità di per se stessa della donna la rende propensa al disorientamento, non solo verso se stessa nel suo sforzo di brillare, ma propensa anche a disorientare altri; poiché è sicuro che una tale persona seguendo una via sbagliata sarebbe fornita dall'Avversario dell'olio spurio, con la cui falsa luce molti protrebbero essere portati fuori dalla via del Signore. Quindi l'avviso dell'Apostolo: "Non siate molti a far da maestri, fratelli, sapendo che un uomo [che è un maestro] riceverà il giudizio più severo." (Giacomo 3:1) sarebbe ancor più forte se applicato alle sorelle. In verità, il pericolo con loro sarebbe così grande che nessuna fu designata come maestra; e l'Apostolo scrive: "Non permetto alla donna d'insegnare, né d'usare autorità su un uomo, ma stia in silenzio." 1 Tim. 2:11, 12

Quest'affermazione enfatica ed esplicita non può, tuttavia, essere intesa come se significasse che le sorelle della Nuova Creazione non possono mai impartire una benedizione narrando la vecchia, vecchia storia. L'Apostolo stesso si riferisce molto rispettosamente a nobili donne dei suoi tempi come aiutanti nel ministero. Ad esempio cita Priscilla come pure suo marito quali "aiutanti" o "compagni d'opera". (Rom. 16:3) Ciò significa più di semplici ospiti che avevano ricevuto l'Apostolo nella loro casa: significava che essi lavorarono con lui nella sua opera, non semplicemente nel fare tende, ma specialmente nella sua opera principale in qualità di ministro del Vangelo. In un [268] versetto (6) più avanti accenna ai servizi di Maria in modo diverso, dicendo: "Maria si è molto affaticata per noi." Evidentemente ella non era una compagna d'opera. I suoi servizi resi all'Apostolo, e che egli desiderò che venissero riconosciuti, furono servizi personali, forse lavare e rammendare. Il servizio di Priscilla, invece, viene menzionato nello stesso linguaggio usato per descrivere i servizi di Urbano (v. 9). In verità, dato che il nome di Aquila è menzionato dopo quello di sua moglie, è ragionevole la deduzione che la moglie era la più efficiente dei due come "compagna d'opera". Trifena e Trifosa (v. 12) sono due altre sorelle il cui "affaticamento nel Signore" è menzionato con onore.

Qualsiasi interpretazione delle parole dell'Apostolo nel senso che queste ignorano tutta l'opportunità per le sorelle di "affaticarsi nel Signore" sarebbe chiaramente erronea. È nelle riunioni della Chiesa (dove due o tre o più) per assistere alle funzioni, per dare lode e per l'edificazione vicendevole che le sorelle debbono assumere un posto subordinato e non cercare di essere le leader e le maestre: fare ciò sarebbe usurpare l'autorità dell'uomo, sul quale, sia per natura che per precetto, il Signore ha posto la responsabilità di essere a capo dei ministeri, indubbiamente per ragioni sagge, sia che siamo d'accordo con esse o meno.

Le restrizioni dell'Apostolo evidentemente avevano relazione con gli incontri come quelli che egli descrive in I Corinzi 14. Questi incontri includevano le sorelle, che certamente divennero partecipi di tutte le benedizioni derivate da essi, unendosi ai canti, agli inni, ai cantici spirituali e alle preghiere, offerte da chiunque. L'Apostolo desiderava inculcare la necessità dell'ordine negli incontri perché tutti ne potessero trarre beneficio. Esorta a non avere più di un oratore alla volta che parli o che profetizzi e che tutti gli altri prestino attenzione; e che in un incontro non vi sia più di uno o due oratori o profeti a parlare in modo da non offrire troppa diversità di stati d'animo in una sessione. Allo stesso modo chiunque parlasse lingue sconosciute doveva stare in silenzio a meno che uno dei presenti non fosse in grado di interpretare le loro espressioni.

Le donne non dovevano parlare affatto in questi incontri, sebbene al di fuori degli incontri oppure a casa potevano "chiedere ai loro mariti" oppure, più appropriatamente, ai [269] loro uomini; potevano suggerire i loro punti di vista o fare delle domande attraverso quei fratelli (uomini) che esse conoscevano più intimamente: i loro mariti, se possibile, oppure fratelli con cui parlavano mentre camminavano per tornare a casa dopo gli incontri, ecc. La parola casa in questo testo ha il significato di famiglia o di conoscenza. Il concetto allora è: Lasciamole che facciano domande ai maschi, o mediante i maschi di loro conoscenza. L'Apostolo procede dicendo: "Non è loro permesso di parlare; ma debbono star soggette come dice anche la Legge." I Cor. 14:34-36

Evidentemente alcuni come nella Chiesa a Corinto favorirono l'idea dei "diritti delle donne" affermando che nella Chiesa i diritti dei sessi esistevano senza distinzioni di sorta. Ma l'Apostolo non solo rifiuta questo concetto ma, per di più, rimprovera il loro ardire nel pensare di inaugurare un procedimento non riconosciuto da altri del popolo del Signore. Le sue parole sono: "Forse la parola [il messaggio] di Dio è proceduta da voi [ha avuto origine da voi]? O essa è pervenuta [da qualche altro posto] a voi soli? Se qualcuno si stima di essere profeta, o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore" e non semplicemente le mie opinioni personali o stranezze. Noi, allora, non più dei Corinzi, dobbiamo seguire le nostre preferenze o i nostri giudizi su tale questioni ma siamo tenuti a chinarci di fronte alle affermazioni dell'Apostolo quali comando del Signore. E se qualcuno mette in discussione la guida dell'Apostolo su tale argomento, che sia coerente e lo ripudi come apostolo in toto.

È giusto a questo proposito richiamare l'attenzione sulle parole dell'Apostolo quando parlò dei doni fatti da nostro Signore alla Chiesa, che risalgono alla Pentecoste. Dice: "Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori; per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo." (Efes. 4:11, 12) In Greco l'articolo indica il genere: maschile, femminile o neutro. Questo testo allora è un testo eccellente da cui decidere come il Signore in modo particolare mediante lo Spirito santo fissò un limite [270] al sesso tra i servitori attivi dati alla sua Chiesa. Quali sono i fatti relativi al suddetto testo; che genere è indicato in Greco? Rispondiamo che l'articolo tous (plurale, Accusativo, maschile) si trova prima di apostoli, profeti, evangelisti e pastori e non c'è affatto nessun articolo prima di maestri, che qui sembra significare o "aiutanti" (I Cor. 12:28) oppure altrimenti è un termine generale che si riferisce agli apostoli di sesso maschile, agli oratori di sesso maschile, agli evangelisti di sesso maschile e a tutte le persone di sesso maschile come tutti maestri.

Osserviamo qui, tuttavia, che, se una sorella richiama l'attenzione dell'assemblea sulle parole del Signore o degli apostoli su qualsiasi argomento che si sta discutendo senza dare i propri punti di vista, non si potrebbe considerare ciò insegnare, né in alcun senso usurpare l'autorità dell'uomo: anzi, ella semplicemente richiamerebbe le parole di maestri riconosciuti e autorizzati. In modo simile se una sorella si riferisce a, oppure legge ad altri, questo libro o un'altra pubblicazione nostra che serve a spiegare le Scritture non sarebbe questo insegnamento da parte sua, ma un insegnamento impartito dall'autore citato. Così vediamo che gli ordinamenti del Signore salvaguardano il suo gregge e allo stesso tempo vengono ampiamente incontro ai suoi bisogni.

Tutti sono in grado di comprendere il comando divino ma, certamente, nessuno lo comprenderà a meno che non si renda conto che nell'uso Biblico una donna simboleggia la Chiesa e un uomo simboleggia il Signore, il Capo o Maestro della Chiesa. (Vedere Efes. 5:23; I Cor. 11:3.) Come la Chiesa non deve tentare di insegnare al Signore, così la donna, che simboleggia la Chiesa, non deve assumere il ruolo di insegnante nei confronti dell'uomo, che simbolicamente rappresenta il Signore. Con questo pensiero davanti alle nostre menti nessuna sorella si deve sentire offesa e a nessun fratello è permesso di inorgoglirsi per via di questo regolamento Scritturistico; anzi, tutti terranno in mente che il Signore è l'unico maestro e che i fratelli non osano pronunciare sapienza che proviene da loro stessi; ma semplicemente presentano ad altri quello che il Capo stabilisce essere la Verità. Applichiamo questo brano biblico (I Tim. 2:11, 12) al Signore e alla Chiesa, così: "Che una chiesa impari in silenzio con ogni sottomissione. Non permetto ad una chiesa d'insegnare, né d'usare autorità su Cristo, ma stia in silenzio." [271]

"Che ella si copra"

Abbiamo già indicato* che il Sommo Sacerdote che simboleggiava Cristo, il Sommo Sacerdote della nostra Professione, fu l'unico ad andare a testa scoperta quando indossava le vesti sacerdotali; e che tutti gli "under-priest", che simboleggiavano la Chiesa, "il Sacerdozio Regale" indossavano dei copricapi chiamati "berretti". L'insegnamento di questo tipo è in pieno accordo con quanto già visto, poiché negli incontri dell'Ecclesia della Nuova Creazione, il Signore, l'antitipico Sommo Sacerdote, è rappresentato dai fratelli, mentre la Chiesa o il Sacerdozio Regale è rappresentato dalle sorelle, che l'Apostolo dichiara che allo stesso modo dovrebbero indossare un copricapo ad indicare la stessa lezione: la sottomissione della Chiesa al Signore. Con riferimento a ciò l'Apostolo va nei dettagli in I Cor. 11:3-7, 10-15.

__________
*Ombre del Tabernacolo dei Migliori Sacrifici, p. 36.
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Alcuni hanno dedotto che quando l'Apostolo accenna al fatto che i capelli lunghi delle donne sono stati dati loro dalla natura per coprirsi, egli non intendesse dire di più di ciò; ma il versetto 6 indica chiaramente il contrario, cioè che intendeva dire che le donne non solo dovrebbero lasciare che i capelli crescano loro lunghi come previsto dalla natura, ma che inoltre dovrebbero indossare un copricapo, che nel versetto 10 egli dichiara essere un segno, un riconoscimento simbolico dell'essere soggette, o dell'essere sotto l'autorità dell'uomo; simbolicamente ciò insegna che l'intera Chiesa è sotto la legge di Cristo. La documentazione del versetto 4 sembra a prima vista essere in conflitto con il requisito richiesto alle donne di stare in silenzio nelle ecclesie. Il nostro pensiero è che mentre nella funzione generale della Chiesa le donne non debbono assumere una parte pubblica, negli incontri sociali di preghiera e di testimonianza invece, e non per impartire insegnamento dottrinale, non ci dovrebbe essere nessuna obiezione per le sorelle che vi partecipino a capo coperto.

Riguardo a questo argomento di perpetuare il tipico coprirsi il capo da parte delle sorelle, l'Apostolo esorta a farlo, ma non afferma che sia un comando divino. Anzi, aggiunge: "Se qualche uomo sembra essere polemico [al riguardo] noi non abbiamo questa usanza [legge positiva nella Chiesa]." Non si dovrebbe considerare questo un argomento d'importanza vitale; sebbene tutti coloro che stanno cercando di compiere la volontà di Dio debbano essere scrupolosi su ciò come pure su altri aspetti a partire dal [272] momento in cui discernono che ciò è appropriato quale simbolo. Le parole: "a motivo degli angeli" sembra che si riferiscano agli eletti anziani della Chiesa, che rappresentano in special modo il Signore, il Capo, nelle ecclesie. Apoc. 2:1

*     *     *

Riepilogando, suggeriamo che si dovrebbe dare l'interpretazione più liberale possibile alle parole dell'Apostolo riguardo all'ampiezza della libertà d'azione delle sorelle negli affari della Chiesa. Definiamo così il nostro giudizio in materia:

(1) Le sorelle hanno la stessa libertà dei fratelli in materia di elezione dei servitori della Chiesa: gli Anziani e i Diaconi.

(2) Le sorelle non possono servire come anziane o maestre nella Chiesa, perché, l'Apostolo dice: "Non permetto ad una donna d'insegnare." (I Tim. 2:12) Tuttavia, ciò non deve essere inteso nel senso di impedire alle sorelle di partecipare agli incontri che non siano del tipo di quelli diretti all'insegnamento o alla predicazione; come gli incontri di preghiera e di testimonianza, gli studi Bereani, ecc. perché l'Apostolo dice che se ella prega o profetizza (parla) dovrebbe essere a capo coperto, per rappresentare che riconosce il fatto che il Signore, il Grande Maestro, è rappresentato in modo speciale dai fratelli. (I Cor. 11:5, 7, 10) Tale partecipazione bisogna che non venga considerata insegnamento; perché neanche i fratelli che partecipano sono maestri; come dice l'Apostolo: "Sono tutti maestri?" No, i maestri o gli Anziani sono scelti in modo speciale, sebbene sempre fra i maschi. Efes. 4:11; II Tim. 2:24; I Cor. 12:28, 29

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